The colon viewed using a confocal microscope, showing the microbiota bacteria (in red), the intestinal mucous (green), the intestinal cells (purple) and their DNA (blue). Credits: Benoît Chassaing

Le malattie infiammatorie croniche intestinali, come il Morbo di Crohn e la colite ulcerosa, sono collegate ad anomalie della flora batterica (microbiota) intestinale nell’uomo e negli animali: un vaccino in grado di modificare la composizione e la funzione del microbiota potrebbe fornire protezione sia contro l’insorgenza di malattie infiammatorie croniche intestinali che contro altri disturbi metabolici come diabete e obesità.
Sul tema è stata condotta una ricerca dal team di Benoît Chassaing, ricercatore Inserm presso l’Institut Cochin (Inserm / CNRS / Université de Paris), i cui risultati iniziali sono stati pubblicati su Nature Communications.

I soggetti interessati presentano generalmente una flora intestinale poco differenziata insieme a livelli eccessivi di batteri che esprimono flagellina, una proteina che ne favorisce la mobilità.
Ciò consente loro di penetrare nello strato di muco che copre la parete intestinale, generalmente sterile.

Lo scopo di questo strato è quello di formare una parete resistente ai batteri tra il tratto digestivo interno e il resto del corpo, proteggendolo così dal rischio di infiammazione legato alla presenza di miliardi di batteri della flora intestinale.

Precedenti ricerche avevano già dimostrato che all’interno di questo strato mucoso si trovano naturalmente anticorpi, alcuni dei quali sono diretti contro la flagellina.

Per ridurre il rischio di infiammazione cronica, Benoit Chassaing e i suoi colleghi dell’Inserm hanno avuto l’idea di stimolare la produzione di anticorpi anti-flagellina in modo da ridurre la presenza di batteri che esprimono flagellina nel microbiota intestinale.

Come descritto nel loro studio pubblicato su Nature Communications, i ricercatori hanno somministrato la flagellina ai topi per via intraperitoneale, inducendo così un marcato aumento degli anticorpi anti-flagellina, in particolare nella mucosa intestinale.

I ricercatori hanno quindi applicato un protocollo per indurre un’infiammazione intestinale cronica osservando poi che l’immunizzazione contro la flagellina aveva fornito agli animali una protezione significativa dall’infiammazione intestinale.

Inoltre, un’attenta analisi del microbiota e degli intestini ha mostrato, rispetto ai valori riscontrati nei topi non vaccinati, non solo una riduzione dei livelli batterici che esprimono la flagellina, ma anche la loro assenza dalla mucosa intestinale.

Dato che l’eccesso di flagellina nel microbiota intestinale è stato anche collegato a disturbi metabolici come diabete e obesità, i ricercatori hanno testato la strategia del vaccino nei topi esposti a una dieta ricca di grassi.

Mentre gli animali non vaccinati hanno sviluppato obesità, gli animali vaccinati sono risultati protetti.

Poiché tali anomalie del microbiota sono state osservate anche in pazienti con malattie infiammatorie e metaboliche questa strategia vaccinale può essere prevista anche nell’uomo.

I ricercatori stanno attualmente lavorando su un mezzo per amministrare localmente la flagellina nella mucosa intestinale, spiega Chassaing, stanno considerando, ad esempio, la possibilità di sviluppare nanoparticelle contenenti flagellina da assumere per via orale.

Infine, oltre all’aspetto preventivo, i ricercatori intendono testare questa vaccinazione come terapia su animali che già presentano patologie infiammatorie croniche o disturbi metabolici.

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Per saperne di più
Inserm
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Institut Cochin
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Marco Dal Negro
Antonio Turetta

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