Etichette alimenti

Per abbattere gli sprechi alimentari la Commissione Europea ha curiosamente proposto una revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti, proponendo l’aggiunta della dicitura ‘Spesso buono oltre’ a quella «da consumarsi preferibilmente entro».

Lo scopo è quello di ricordare che anche dopo la data riportata in etichetta alcuni prodotti, se conservati nel modo giusto, potrebbero essere ancora commestibili e non sarebbe necessario buttarli, lasciando valutare ai consumatori se consumarli o no.

L’idea in sè sarebbe buona se i consumatori avessero la conoscenza sufficiente per valutare, ma il crescente uso di prodotti alimentari industriali ha invece portato le persone nella direzione opposta abituandole ad avere chi dice cosa si può fare e cosa no.

Pretendere ora che le stesse persone sappiano riconoscere se un alimento sia buono e vada mangiato oppure no appare quindi quantomeno ridicolo.

E poi, cosa si intende con “buono”?
Che è commestibile? Che non fa male, anche se ha perso buona parte delle proprie caratteristiche nuritive, del sapore e delle proprie caratteristiche organolettiche?

Ma alimentarsi non vuol dire “mangiare solo per defecare”, vuol dire fornire al corpo i nutrienti necessari per vivere, possibilmente bene, e magari trarre piacere dal cibo e dalla socialità connessa al mangiare.

Parliamo però anche di quantità degli sprechi.

In Italia si gettano a livello domestico 75 gr a testa al giorno, che non è molto, soprattutto se si cucina in casa partendo dalle materie prime (Dati indagine Waste watcher Link… ).

In Europa il 10% degli sprechi alimentari è attribuibile ad una scorretta interpretazione delle etichette: nel caso di «da consumarsi preferibilmente entro» le persone, applicando la giusta cautela del buon padre di famiglia non consumano l’alimento fuori data.

Il 10% di 75 grammi corrisponde a 7,5 grammi di risparmio a testa al giorno come obbiettivo finale a cui puntare.

Si 7,5 grammi, probabilmente non abbiamo neppure in casa una bilancia in grado di pesarli.

Per evitare gli sprechi sensibilizziamo tutti a comprare meno e meglio.

Quando le persone saranno state rieducate a riconoscere in modo certo e corretto lo stato degli alimenti potremo spiegare loro che in alcuni casi possono valutare autonomamente applicando piccole deroghe a quanto indicato sulle etichette dai produttori, gli unici a sapere realmente cosa ci hanno venduto.

Buttare meno? Sicuramente.

Sensibilizzare le persone perchè non buttino cibo inutilmente, imparino a preparare le giuste quantità e a ricilare gli avanzi con fantasia come hanno sempre fatto le nostre nonne? Decisamente si.

Cercare di instillare sottili sensi di colpa come se ciascuno di noi fosse la causa del problema, assolutamente no.

Vedi anche
Scadenze, etichette e sprechi degli alimenti: diciamo la verità (19/05/2014)
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Marco Dal Negro

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