Gianna
Nannini
L'intervista
Pelle e muscoli, scivola nei suoi abiti stropicciati che la fanno sentire <come in pigiama>. Gianna Nannini trasuda personalità e passione mentre racconta la genesi di 'Aria' (Polydor/Universal), un disco di tredici canzoni scritte a quattro mani con la Isabella Santacroce. Rock sporcato di noise, grazie alle alchimie di Armand Volker, produttore artistico, e Christian Lohr, perché <la musica deve fare
rumore>.
Con 'Aria' il rock Nannini dimostra grande attenzione al testo. Come è avvenuto il lavoro a fianco di Isabella Santacroce?
Non conoscevo Isabella se non per i suoi libri, che amo molto, così ho provato a coinvolgerla. Mi accorgevo, leggendo, che utilizzava parole che suscitavano visioni, e per me anche la musica deve arrivare a una visione. Così ci siamo incontrate a Milano, era un periodo in cui lavoravo a pezzi nuovi e abbiamo scoperto di avere affinità, intese, anche Isabella ad esempio, ascolta musica quando scrive. Il lavoro è stato quello di 'suonare' la parola, trovando sempre più significati.
L'esperienza di Santacroce ha influito anche per alcuni aspetti di concept dell'album?
E' stata importante la riflessione, che abbiamo sperimentato dopo questa lunga ricerca. Certamente con Isabella c'è stato un rinnovamento del linguaggio; una diversa geometria della frase è stato il suo grande apporto ad 'Aria'. Ma è stato bello fare un viaggio insieme, e ora siamo grandi amiche.
In 'Aria' canti e parli, come se ci fosse attenzione alla parola
'recitata'...
Io e Isabella abbiamo cercato di metabolizzare il testo, per sviscerare la femminilità, cosa che spesso i rocker maschi non fanno nello stesso modo, per parte loro. Abbiamo infatti realizzato dei provini sul suono delle singole parole: la mia voce è stata campionata con il vocoder e inserita come i riff, in questo caso, vocali.
Come definiresti la musica di
'Aria'?
Un incontro tra il Giappone e il Mediterraneo. Dopo la scomparsa di Conny Plank, mio produttore per molto tempo, non vedevo nell'elettronica le stesse svolte ritmiche che invece ho ritrovato il Volker e Lohr. Quello che amo è la 'sporcizia' dell'elettronica.
Dopo 'Cuore', il precedente album più introspettivo, 'Aria' torna alla musica liberante.
Quali autori ti hanno influenzato?
Dopo il tour sono andata in Canada. Lì ho ascoltato molte band che fanno un rock minimalista, mi è piaciuto molto. Ho però voluto anche fare silenzio, di cui c'è sempre bisogno per essere di nuovo creativi. Del resto quando si riparte a scrivere, il lato più difficile è superare le censure che sono dentro di noi.
Gianna Nannini è sempre stata 'arrabbiata'. Lo sei ancora?
Ho messo da parte la rabbia perché mi sono resa conto che è improduttiva. Certo, la guerra mi fa rabbia, ma so che non la sconfiggo con la rabbia o la faziosità. Oggi preferisco interiorizzare, capire, manifestare, ma evitare lo scontro di rabbia.
Per questo l'impegno sociale continua. Sarai ancora a fianco di
Greenpeace?
Penso proprio di sì. Sono in corso molte campagne a difesa delle foreste. Anche se ho voluto manifestare per la pace l'anno scorso, partecipando alla marcia
Perugia-Assisi.
Come sarà il tour di 'Aria', che si snoderà in tutta Europa?
Sarà un trio: Christin
Lohr, programmatore e band leader, poi il chitarrista di New York John Cabàn e il batterista Thomas
Lang. Sono molto gasata perché riusciremo, spero, a essere estremi, essenziali, scarni, offrendo però uno spettacolo di grande impatto sonoro.
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