In questo articolo spiegheremo che cosa è l’equilibrio, quali sono le cause delle vertigini, come si possono curare con la medicina “ufficiale” e quali rimedi delle terapie complementari possono rivelarsi efficaci e infine come, in molti casi, si possano superare le crisi acute vertiginose recuperando perfettamente la stabilità del corpo che sembrava perduta.

Nell’evoluzione delle specie viventi nessuna conquista è paragonabile alla capacità dell’uomo di “stare in piedi”, cioè di vivere ben eretto con la testa in alto e i piedi per terra in una sorta di vittoria continua sulla forza di gravità.

Dunque l’essere umano, rispetto, per esempio, agli animali, si “eleva”, si “innalza”, “sta eretto”, grazie soprattutto al grande sviluppo avvenuto nel corso dei millenni del sistema nervoso e del cervello.

Si pensi allora in quale angoscia viva l’individuo che soffre di vertigini, sintomo, come vedremo, talvolta di altre malattie, connotate dalla sensazione di un mondo che improvvisamente “gira” intorno oppure dall’avvertire un equilibrio instancabile con una “strana forza” che sembra attirare il corpo verso il basso. “Manca la terra sotto i piedi”, “è come perdere la capacità di sostenersi da soli”, “sembra di non avere appoggi”, “gira la testa” sono alcune delle descrizioni che vengono fatte dalle persone che accusano vertigini unite però dalla comune paura di cadere e di non essere più in grado di stare in piedi autonomamente.

L’equilibrio del corpo

Terminazioni nervose muscolari e articolari, la vista, particolari nuclei nervosi della parte profonda del cervello, il cervelletto, sono tutti compartecipi del mantenimento dell’equilibrio del corpo. Il vero organo dell’equilibrio, però, è situato nell’orecchio interno (cioè nella profondità del cranio) ed è chiamato “labirinto membranoso”. In questa struttura vi sono dei corpuscoli denominati “sacculo, utricolo e i canali semicircolari”. I primi due sono sollecitati dai movimenti della testa nello spazio in avanti – indietro (accelerazioni lineari) e dalla forza di gravità, mentre i canali sono molto sensibili ai movimenti nelle altre direzioni (accelerazione angolare). Tutto ciò avviene perché dentro questa struttura un liquido di tipo linfatico (“endolinfa”), muovendosi appunto a seconda delle posizioni della testa, stimola particolari cellule nervose a loro volta collegate ai gruppi muscolari del collo, della schiena e delle gambe.

Ecco dunque perché se si volta la testa da una parte tutto il corpo la segue adeguandosi quasi istantaneamente alla situazione per mantenere da un lato un equilibrio “posturale” e dall’altro per facilitare i movimenti verso quella direzione. Le cellule labirintiche sono collegate poi anche a strutture nervose dette viscerali, cioè responsabili di alcune funzioni di organi come lo stomaco, l’intestino, i vasi sanguigni, collegamenti studiati e individuati proprio grazie all’osservazione di persone sofferenti di vertigini e di mal di mare. In quest’ultimo caso infatti i movimenti delle barche, sollecitando le cellule labirintiche, provocano in persone predisposte instabilità posturale e, appunto, nausea, sudorazione, vomito, diminuzione della pressione sanguigna, pallore.


Che cosa sono le vertigini

Si definisce vertigine una falsa sensazione di rotazione del proprio corpo (o della testa) oppure degli oggetti dell’ambiente circostante. E’ una sensazione illusoria spiacevole che provoca nausea, vomito, tachicardia e, a volte, diarrea. La causa è un disturbo del “senso di orientamento” per un’alterata funzione dell’apparato dell’equilibrio. In alcuni casi le vertigini fanno camminare le persone colpite, che procedono come gli ubriachi (cammino “atassico”), avvertono la sensazione di avere la testa confusa, deficit della vista momentanei, “formicolii agli arti” (parestesie), mal di testa. Talvolta poi insorgono stati emotivi di ansia – depressione purtroppo aggravanti a loro volta i sintomi vertiginosi oppure, in casi estremi, inducenti atteggiamenti di isolamento nella propria abitazione, o addirittura nel proprio letto, per la grande paura dello scatenarsi di nuove crisi.


Le cause

Occorre sottolineare che le vertigini sono un sintomo e non una malattia e quindi si riferiscono a una disfunzione dell’apparato dell’equilibrio (o di sistemi cerebrali a questo connessi) causata da vari fattori. Vediamone alcuni.

  • Colpo di frusta. Per colpo di frusta si intende una traumatica escursione della testa come avviene, per esempio, in un tamponamento automobilistico. In questo caso il corpo viene proiettato violentemente in avanti mentre la testa viene spinta bruscamente indietro e successivamente, durante la fase di decelerazione e arresto dell’auto, in avanti. Le lesioni che derivano da questo particolare tipo di incidente (causate anche da “scontri” sportivi, cadute o traumi diretti alla testa) sono di diversa natura e gravità: la muscolatura del collo, le vertebre e, raramente, i dischi tra loro interposti possono infatti subire stiramenti, schiacciamenti, spostamenti. Ebbene i sintomi conseguenti (a volte silenti anche per settimane o per mesi) sono dolori locali, mal di testa, formicolii alle mani o al viso e, appunto, vertigini spesso accompagnate da nausea o vomito. Talvolta queste si presentano subito dopo l’incidente o il trauma perché il violento spostamento della testa provoca l’altrettanto veloce movimento del liquido interno dell’apparato dell’equilibrio (endolinfa); oppure si verificano più tardivamente perché i muscoli del collo si induriscono via via (contratture) tanto da comprimere, senza occludere, particolari vasi sanguigni (arterie vertebrali) che “nutrono” di sangue l’organo dell’equilibrio.

  • Artrosi cervicale. E’ questo un lento processo degenerativo delle strutture ossee della colonna vertebrale (causato da scarsa attività fisica, traumi, scorrette posizioni lavorative) che si modificano nella forma e nella posizione tra loro dando molte volte dolore locale e limitazioni ai movimenti. In alcune persone sofferenti di artrosi cervicale può accadere che la malattia causi (come descritto nel colpo di frusta) una compressione delle arterie vertebrali ruotando (e anche flettendo) il capo verso destra o verso sinistra. Conseguenza di ciò è la comparsa, spesso improvvisa e tante volte al risveglio mattutino, di vertigine e nausea (sindrome di Neri – Barré – Lieou). Le vertigini in questi casi insorgono anche durante normali attività della vita quotidiana, come per esempio quando si fa retromarcia con l’automobile, e non raramente possono essere l’unico segno della presenza di un’artrosi cervicale (quindi assenza di dolore).

  • Malattia di Menière. Una non rara causa di vertigini è la malattia di Menière. Questa, per cause non ancora ben definite (forse di natura circolatoria locale o come esito di otiti trascurate), è caratterizzata da un aumento abnorme del liquido (“endolinfa”) situato dentro le strutture del “labirinto membranoso” dell’orecchio interno. La malattia in una prima fase si presenta con lieve diminuzione dell’udito e senso di ripienezza auricolare; in una seconda fase la diminuzione dell’udito (ipoacusia) si fa più franca ed è accompagnata da fischi auricolari (acufeni) e crisi vertiginose. Infine, nella terza fase, peggiora ancora la ipoacusia e le vertigini via via diventano più violente, molto frequenti e accompagnate da improvvise cadute a terra della persona sofferente (senza però mai perdita di conoscenza).

  • Labirintiti. Una delle più note cause di vertigine è sicuramente la labirintite, processo infiammatorio batterico o virale del labirinto membranoso (organo principale dell’equilibrio). E’ questa una malattia che in genere deriva da altre malattie, come per esempio la difterite (per fortuna da tempo sotto controllo grazie alle vaccinazioni infantili) oppure le otiti (infezioni dell’orecchio connotate da febbre e forte dolore) e che si distingue in una forma acuta e in una cronica. La prima ha come sintomi una o più crisi vertiginose accompagnate da segni di infezione come febbre, dolore auricolare e seria diminuzione dell’udito. La seconda è caratterizzata invece da numerose piccole crisi vertiginose con diminuzione dell’udito lentamente progressiva e scarsi segni infiammatori.

  • Intossicazioni. Non tutti sanno che è possibile soffrire di improvvise vertigini in seguito a intossicazioni. Accade infatti che in persone predisposte dopo un pasto copioso di frutti di mare, crostacei, oppure dopo assunzione di farmaci come il piramidone, l’acido acetilsalicilico e altri, possa insorgere una forte crisi vertiginosa senza diminuzione dell’udito (sindrome di Arslan) in cui si è incapaci di alzarsi o addirittura di muoversi nel letto.

  • Sindromi menieriformi. Esposizioni al freddo o al caldo intensi, stress, strapazzi fisici, tensioni psicologiche, stati ansiosi, pressione arteriosa bassa sono tutte cause non rare di vertigine. In questi casi gli “attacchi” possono essere lievi, transitori, oppure anche di una certa serietà fino ad assomigliare alla sindrome di Menière (da qui “sindromi manieriformi”) senza però le caratteristiche fasi e la grave sordità conseguente. Attualmente non è ancora possibile stabilire con chiarezza quali sono le cause di queste sindromi e le ricerche sono tuttora orientate a dimostrare possibili disturbi del “microcircolo” sanguigno, irrorante la zona del labirinto membranoso, in persone con particolari predisposizioni (forse genetiche) alle vertigini.

La diagnosi del medico

Il “medico di famiglia” (termine sostitutivo di “medico della mutua”) è la persona cui occorre sempre rivolgersi ai primi sintomi di vertigine perché molte volte le cause sono tempestivamente identificabili e così la conseguente terapia. Spesso il medico può richiedere la consulenza di uno specialista, un otorinolaringoiatra per i problemi inerenti le labirintiti, un fisiatra per quelli legati al colpo di frusta o all’artrosi cervicale, un neurologo per la sindrome di Menière, un medico – psicologo per i problemi di tipo menieriforme conseguenti s stress psicofisici o a sindromi ansiose. Di solito gli esami clinici cui è sottoposta una persona che soffre di vertigini sono:

  • Radiografia della colonna cervicale. E’ questa un’indagine radiologica eseguita sul tratto cervicale della colonna vertebrale per individuare eventuali processi artrosici o mal posizioni delle vertebre (per esempio conseguenti il colpo di frusta). Molte volte nel “vertiginoso” in cui si sospettano problemi della colonna cervicale vengono effettuate anche “radiografie dinamiche”, cioè si “fotografano” con i raggi X le vertebre facendo flettere alla persona il capo in avanti, poi verso il lato destro e quello sinistro quindi in estensione verso l’alto. In questo modo si possono svelare “schiacciamenti” e spostamenti vertebrali che sono possibili cause, come già abbiamo descritto, di vertigini.

  • Eco – Doppler. Per osservare la pervietà delle arterie vertebrali (responsabili dell’irrorazione sanguigna degli organi dell’equilibrio) viene utilizzato l’Eco Doppler. Questo strumento diagnostico che sfrutta le onde sonore è simile a quello utilizzato per le ecografie in gravidanza, permette di scoprire eventuali compressioni delle arterie oppure “impedimenti” alla circolazione fluida del sangue dati per esempio, in età avanzata, anche da “placche” di arteriosclerosi (che sono anch’esse, quindi, causa di vertigini).

  • Audiogramma. Per quantificare deficit dell’udito anche minimi (importanti per differenziare varie cause di vertigini) viene usato l’audiogramma. L’apparecchio è un dispositivo elettronico che permette la somministrazione di suoni, aventi specifiche frequenze e particolari intensità, in entrambe le orecchie. La persona sotto esame dice di udire o meno questi suoni. Il risultato di questa indagine è un grafico (il vero e proprio audiogramma) da cui il medico trae importanti valutazioni, come per esempio la differenziazione tra la malattia di Menière e le più benigne sindromi menieriformi, oltre a deficit uditivi, acufeni.

  • Stimolazione del “labirinto”. Per scoprire se le vertigini in una persona dipendono da disfunzioni specifiche dell’organo dell’equilibrio esistono particolari esami che vanno a studiare la reattività diretta del labirinto a diversi stimoli. La prova più semplice di stimolazione labirintica è una rapida rotazione, seguita da un arresto improvviso, eseguita facendo sedere la persona su di uno sgabello rotante. Poiché vi sono numerose connessioni nervose tra il “labirinto” e i muscoli che muovono gli occhi a destra e a sinistra, è impossibile con questa manovra studiare i movimenti oculari “oscillanti” (nistagmo) spesso presenti in molte malattie che danno vertigini. Un’altra prova è quella “calorica” che consiste nel provocare, in chi è malato, vertigine e nistagmo irrorando il canale esterno dell’orecchio con acqua a diverse temperature (dai 30 ai 44 gradi), individuando in questo modo, a seconda delle varie inclinazioni della testa, le specifiche zone malate del labirinto membranoso.


La medicina ufficiale: come cura

Poiché la vertigine, come si è descritto, è un sintomo causato da disfunzioni dell’organo dell’equilibrio oppure di apparati a esso collegati, la terapia dovrà essere necessariamente diversa da caso a caso. Esistono comunque farmaci che agiscono direttamente sul “sintomo” vertigine, da assumere però solo su prescrizione medica perché non privi di effetti collaterali. Fra questi gli antistaminici sono sicuramente i più utilizzati soprattutto nelle lievi vertigini accompagnate da vomito (mal di mare o mal d’auto) oppure nelle sindromi menieriformi. In queste ultime si impiegano anche tranquillanti (diazepam) con l’acido nicotinico (noto come vitamina PP o niacina). Se invece le vertigini derivano da labirintiti occorre assumere antibiotici o antivirali associando antivertiginosi come la scopolamina (disponibile come cerotto cutaneo) o la cinnarizina. Diversamente invece si affronta la malattia di Menière dove la terapia farmacologica è lunga fino ad anche 6-8 settimane con un’efficacia che varia dal 60 all’80 per cento dei casi. Nella prima e nella seconda fase si impiegano diuretici e una dieta priva di sale (per diminuire l’endolinfa in eccesso nel labirinto membranoso) unita ad antistaminici e ad alte dosi di vitamina PP (in passato la carenza di vitamina PP nella dieta provocava la “pellagra”). Nella terza fase, oltre ai farmaci, nel 3-5 per cento dei casi si ricorre all’intervento chirurgico (efficace per il 70 per cento delle volte) dove si vanno ad “allargare” le strutture che contengono l’endolinfa. In tutte e tre le fasi poi vengono insegnati particolari esercizi (di Cawthorne – Cooksey detti “vestibolari”) che insegnano a evitare bruschi movimenti e ad avere consapevolezza delle posizioni del corpo con le loro variazioni, imparando così a controllare l’equilibrio nelle varie attività della vita quotidiana. Quando infine le vertigini sono dovute al colpo di frusta o all’artrosi lo specialista a cui rivolgersi è il fisiatra (oppure l’ortopedico nei casi chirurgici). Non trascurando i farmaci è qui necessario però impostare vari interventi terapeutici atti a “decontratturare” i muscoli del collo, ripristinare una corretta mobilità della colonna cervicale, ridurre le “compressioni” cervicali, impedire ulteriori blocchi muscolo – scheletrici. Può essere allora indicata la rieducazione fisioterapica con le metodiche di McKenzie, Menière o Bienfait, oppure la chiropratica per “sbloccare” le piccole articolazioni vertebrali soprattutto in conseguenza al colpo di frusta, la terapia fisica con trazioni, laser – terapia.


Ecco le cure “complementari”

Anche per le medicine cosiddette complementari le vertigini sono un sintomo e non una malattia. Vediamo allora come agopuntura, omeopatia e medicina psicosomatica curano le vertigini cercando di riportare l’equilibrio non solo nello specifico organo ma anche “globalmente” cioè in tutto l’insieme psicologico e corporeo della persona sofferente.

Agopuntura

Con l’agopuntura è sicuramente possibile risolvere uno stato sintomatico vertiginoso acuto utilizzando vari punti situati sulla sommità del capo, dietro le orecchie e “sciogliendo” le contratture dei muscoli del collo che quasi sempre sono contratti in queste situazioni. Per attuare però una duratura cura è necessario che il medico individui le cause dello squilibrio, psicologico e corporeo insieme, che provoca le vertigini. Per farlo è necessario far riferimento al sapere della medicina tradizionale cinese che spiega le vertigini nei seguenti modi:

  • Vuoto dell’energia renale. Nella fisiologia della medicina cinese l’energia renale è in relazione con le funzioni dell’udito e dell’equilibrio (insieme al sistema osseo, nervoso, all’eliminazione e al riassorbimento dell’acqua, ai capelli). Per cause congenite, fattori psichici come la paura, l’angoscia, lo stato ansioso, per malattie croniche debilitanti, per gli abusi sessuali, per gli sforzi mentali prolungati, per eccessi di alimenti caldi e speziati l’energia renale può consumarsi dando segni di “vuoto” dei reni. I sintomi che si presentano sono: vertigini, acufeni (fischi delle orecchie), diminuzione dell’udito, diminuzione della memoria con mente confusa, sensazione di gola secca, palmi delle mani e palme dei piedi molto calde, debolezza e dolori lombari, sudori notturni. Se il vuoto renale permane e si aggrava, le vertigini diventano più violente (sindrome di Menière) con grande stanchezza, piedi ghiacciati, vomito, diarrea, palpitazioni.

  • Eccesso di energia del fegato. Un’alimentazione troppo ricca di grassi, dolci, spezie, alcol, gli stati psichici come la collera (trattenuta), il risentimento, la frustrazione, l’irritazione secondaria a problemi familiari – sentimentali, di lavoro, ritmi di vita stressanti per i medici cinesi producono tutti un “surriscaldamento” del fegato. Tutto ciò porta a liberare “calore – fuoco” che, come in natura, sale verso l’alto dando i seguenti sintomi: vertigini, fischi particolarmente acuti alle orecchie, sapore amaro in bocca, sete, mal di testa alle tempie (pulsante), viso rosso, insonnia o sonno disturbato da continui sogni, diminuzione dell’udito, irritabilità, facili scatti di collera, stitichezza.

  • “Deficit” dell’energia dello stomaco. La vita in ambienti umidi, soprattutto in prossimità di fiumi e laghi, indossare abiti non perfettamente asciutti, le attività lavorative che mettono in continuo contatto con l’acqua, le preoccupazioni e gli eccessivi lavori intellettuali, gli orari disordinati dei pasti quotidiani (in particolare il “salto” o l’insufficiente pranzo) indeboliscono l’energia dello stomaco e della milza (organi, per i cinesi, tra loro associati). I sintomi di questo esaurimento energetico sono: vertigini associate a offuscamenti visivi, sensazioni di testa pesante e confusa, marcata stanchezza, distensione addominale con inappetenza, diarrea cronica, aspetto emaciato e pallido, gambe e caviglie gonfie, nausea, mancanza di desiderio di parlare.. La terapia in queste situazioni energetiche provocanti vertigini (in alcuni casi embricate tra loro) è il riequilibrio dei vari organi interessati con agopuntura, diete personalizzate, erbe cinesi da assumere in capsule o in forma di decotto, correzione dello stile di vita psicologico e delle attività quotidiane.

Omeopatia

Numerosi sono i rimedi omeopatici efficaci per le vertigini. Anche in questo campo medico alternativo però vi è la duplice possibilità di togliere il sintomo vertigine e di curare ciò che l’ha causato. Occorre in quest’ultimo senso un’attenta e particolareggiata indagine da parte del medico omeopata sui molteplici aspetti psicologici e fisici che caratterizzano una persona piuttosto che un’altra. In tal modo il medico svela la cosiddetta “tipologia” di base che individua una persona da un’altra che, per svariati motivi, può disequilibrarsi causando le vertigini. Facciamo un esempio di una “tipologia” che a volte soffre di crisi vertiginose, cioè il tipo Sulfur. E’ questa una persona tipicamente “calda”, cioè spesso ha caldo in testa e alle piante dei piedi fino a sentirle talvolta “bruciare”. Ama la doccia che lo tonifica e non il bagno che lo indebolisce; ha una mente ricca di idee e in continua attività; spesso ha momenti di depressione e può essere facilmente irritabile; molte volte sembra un tipo sicuro di sé anche se in realtà cerca “punti di appoggio”, “punti di riferimento” cui affidare le proprie incertezze e i propri dubbi. Ebbene proprio quest’ultima caratteristica del tipo Sulfur è quella che può causare vertigini, quando cioè vengono a mancare persone o situazioni di “sostegno” cui la persona, quasi di nascosto si riferisce. In questo caso allora il procedimento terapeutico omeopatico sarà quello di somministrare appunto il “rimedio” Sulfur per armonizzare l’intero organismo.

Medicina psicosomatica

Secondo la scuola di medicina psicosomatica Riza quelle persone che amano vivere in una “dimensione esistenziale” in cui il “pensiero razionale” governa ogni cosa corrono il rischio di attuare via via nel tempo uno “stile di vita” tanto rigido da non permettersi mai di uscire dai limiti del “mondo concreto”, divenuto così sempre più “unico vero appoggio sicuro”. D’altro canto, come in ogni essere umano, in queste persone esistono altri aspetti “irrazionali” della personalità (come le emozioni, gli affetti, gli istinti, la fantasia, i sogni) che, trovando sempre meno spazio per esprimersi, cercano in qualche modo di comunicare al “mondo della testa” la loro esistenza.

Se si pensa, peraltro, a certi modi di descrivere le vertigini, come sbandare, essere disorientati, vacillare, barcollare, essere storditi, sentir girare la testa, si può notare che non solo richiamano tutti situazioni fisiche ma anche di tipo psicologico dove è chiaro il riferirsi a vissuti emotivi che possono allontanare la persona dai rassicuranti confini del pensiero razionale. Studi psicologici della personalità poi descrivono il “vertiginoso” come un individuo che vive come in una sorta di ambivalenza fra il mondo dell’alto (razionalità, etica, morale), e il mondo del basso (oscuro mondo degli istinti, delle incontrollabili emozioni, del “vortice” della passioni, temuto ma insieme desiderato, odiato e amato inconsciamente). Per la medicina psicosomatica allora la vertigine sembrerebbe essere un segnale d’allarme lanciato dalle parti personologiche irrazionali alla mente razionale divenuta troppo rigida e, paradossalmente, anche l’occasione perché l’individuo recuperi quelle parti psichiche di sé forse troppo a lungo trascurate.

Le vertigini dell’altezza

  • I rimedi per le persone che soffrono guardando giù da uno strapiombo.

  • Le erbe curative e gli esercizi che eliminano nausee e mancamenti.

Una delle più famose scene del film “La donna che visse due volte” di Alfred Hitchcock è quella in cui l’attore protagonista, durante un’azione, si trova ad una considerevole altezza dal suolo e soffre di una crisi vertiginosa. Prima però che la cinepresa mostri il drammatico momento in cui il mondo circostante gira vorticosamente agli occhi dell’attore (forse per esigenze filmiche anche un po’ esageratamente) il regista “costruisce” con abilità una sensazione preesistente la vertigine vera e propria, cioè una percezione visiva delle cose che si avvicinano, si allontanano, si riavvicinano e così via sempre più velocemente.

Ebbene, questo è quello che accade nelle persone che soffrono delle cosiddette “vertigini d’altezza” (considerate dai medici fisiologiche, ovvero normali in molte persone e assolutamente da non riferirsi ad alcuna malattia) cioè un disturbo oculare – visivo inerente l’incapacità di fissare l’immagine di cose e oggetti da grandi altezze (a volte anche pochi metri). Nella norma il cervello di una persona che si trova a guardare verso il basso (ma anche in grandi spazi intorno) a una certa altezza da terra, dopo aver ricevuto le informazioni visive dalle retine oculari, analizza le distanze delle cose e invia informazioni alle cellule nervose dell’equilibrio in modo tale che tutto il corpo si “adatti” quasi istantaneamente alla situazione. Questo “automatismo” di equilibrio è in genere appreso nei primi anni di vita dell’essere umano (cioè durante lo sviluppo neurologico, stando in piedi, camminando). Nelle persone sofferenti di vertigini da altezza il meccanismo pare in qualche modo deficitario, ovvero gli occhi non riescono a inviare esatti segnali nervosi al cervello. L’apparato dell’equilibrio, per conseguenza, entra in una sorta di continuo tentativo di adattamento. Dunque questo disturbo sembra essere causato da un funzionamento oculare non buono, certamente non ereditario ma “appreso”, e in modo scorretto, nei primi anni di vita.

Ancora non è chiaro perché esso avvenga e le ipotesi di spiegazione dell’anomalo funzionamento vanno da considerazioni di carattere “ottico” (rifrazione della luce, accomodamento pupillare), ad altre di tipo psicologico come, per esempio, accade al protagonista del film citato quando in seguito a una situazione drammatica inizia ad avere le vertigini. E’ certo però che stati psicologici di ansia aggravano il problema tanto che in alcune situazioni, il “vertiginoso da altezza” è in uno stato di tale paura della crisi che basta un minimo accenno a guardare in basso per scatenarla.

Quale cura si può proporre per questo disturbo? (Ricordiamo ancora una volta che non si tratta di una malattia). Esiste un buon rimedio omeopatico, Borax, da assumere preventivamente quando ci si trova in situazioni a rischio di vertigine. E’ questo un rimedio dalla caratteristica efficacia terapeutica tutte le volte che si guarda verso il basso o si “scende dall’alto” e si soffre di giramenti di testa, nausea, vomito (utile quindi anche per il mal d’auto e d’aereo). Un altro intervento utile è quello dei già citati esercizi di Cawthorne – Cooksey, soprattutto quelli che insegnano a “fissare” lo sguardo in varie direzioni mentre si attuano movimenti con la testa e con il corpo.


I consigli per stare bene

* Tra i fiori di Bach è indicata in caso di vertigine l’assunzione di “sclerantus”, erba specifica per l’equilibrio interiore della personalità. Nei momenti di crisi assumere “rescue remedy” (il rimedio del pronto soccorso) con “sclerantus”.

* “Cocculus” è il rimedio omeopatico più indicato per le vertigini, accompagnate da nausea e da vomito, che migliorano coricandosi: offre una buona efficacia anche per prevenire il mal d’auto e di mare. “Coca” invece è il rimedio per le vertigini da altezza soprattutto quando compaiono ronzii alle orecchie. “Tabacum” invece è adatto nelle crisi di vertigini con pallore improvviso al volto, sudori freddi, mani e piedi gelati.

* In tutti i tipi di vertigine, l’erba curativa per eccellenza è la “vinca minor”. La sua azione migliora la circolazione del sangue soprattutto al cervello ed è utilizzata anche per cancellare la “stanchezza mentale”, i disturbi della memoria e le difficoltà di concentrazione.

* Lo “yohmibehe” è l’erba particolarmente indicata per quelle vertigini che insorgono su base emotiva e sono accompagnate da crisi di insonnia, disturbi digestivi, tachicardie, sensazioni di “caldo” alla testa.

* Anche gli oligoelementi (minerali) sono utili per la cura delle vertigini: il manganese riequilibra quelle derivanti da intossicazioni alimentari o farmacologiche (pesce, crostacei, acido acetilsalicilico); il cobalto invece aiuta tutte le affezioni dell’orecchio di derivazione infiammatoria (otiti); l’associazione manganese – cobalto – rame – oro – argento – iodio, infine, aiuta la terapia della sindrome di Menière.

* Uno dei metodi della medicina cinese, oltre all’agopuntura, erbe e altro, è il micromassaggio, cioè la pressione di particolari punti del corpo per diminuire i sintomi di una malattia piuttosto che un’altra. Ebbene, durante le crisi vertiginose occorre che la persona sofferente (oppure chi le sta vicino) prema con l’indice di una mano, con molta decisione e per qualche minuto, un punto situato al centro della fossetta sopra – labiale situata sotto il naso.

* Si consiglia a chi soffre di vertigini di seguire una dieta ricca di fegato, rene (rognone), formaggio, legumi, pesce bianco, cereali interi, frutta, tutti alimenti ricchi di vitamina PP (niacina o acido nicotinico).

* Per molte persone che soffrono di vertigini sono utili gli esercizi di Cawthorne – Cooksey, eseguiti per 15 minuti due volte al giorno. Vediamo due di questi esercizi. Esercizio degli occhi: guardare in alto e poi in basso per 20 volte prima lentamente e via via sempre più rapidamente, quindi focalizzare un dito, per esempio l’indice di una mano, alla distanza di “un braccio” e poi muovere il dito indietro e in avanti per circa 3 volte raggiungendo una distanza approssimativa di 35 centimetri, quindi riallontanare il braccio. Esercizi per la testa: piegare la testa prima in avanti e poi indietro ad occhi aperti molto lentamente dapprima, quindi sempre più rapidamente per circa 20 volte; girare quindi la testa da un lato all’altro anche qui prima lentamente e poi rapidamente per 20 volte.

Dott. Antonio Turetta

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