Lo studio è pubblicato sul giornale Hormones and
Behavior, è stato realizzato da ricercatori della
University of California, Berkeley e porta
l'attenzione su come ciò che mangiamo influenza
l'insieme del sistema ormonale che ci governa.
Mangiare certi vegetali non fornisce solo utili
sostanze nutrienti, ma influenza anche i livelli
ormonali ed i comportamenti come l'attività sessuale
e l'aggressività.
La ricerca si concentra sul rapporto tra i
fitoestrogeni, cioè quelle sostanze vegetali che nel
corpo si comportano come estrogeni ed hanno effetti
assimilabili a questi, ed i comportamenti dei
primati, in questo caso delle scimmie colobo rosse
in Uganda.
Più il maschio di colobo rosso si nutriva di foglie
di Millettia dura, una pianta tropicale parente
stretta della soia che contiene fitoestrogeni, più
aumentavano i livelli di estradiolo e di cortisolo.
I ricercatori hanno trovato poi che con i livelli
degli ormoni alterati vi erano più aggressioni ed
atti sessuali, assieme a meno tempo speso per la
propria cura, che rappresenta un importante
comportamento ai fini dei legami sociali nei
primati.
Michael Wasserman, che ha condotto l ricerca come
laureato allo UC Berkeley’s Department of
Environmental Science, Policy and Management, spiega
che lo studio mette in evidenza il fatto che le
sostanze chimiche contenute nei vegetali possono
interferire direttamente con la fisiologia ed i
comportamenti dei primati selvatici agendo sul
sistema endocrino.
Alterando i livelli ormonali ed i comportamenti
sociali importanti per la riproduzione e la salute,
le piante possono avere avuto un importante ruolo
nell'evoluzione della biologia dei primati, uomini
compresi, in modi che sono stati sottovalutati.
Per 11 mesi i ricercatori hanno seguito un gruppo di
scimmie colobo rosse nel Kibale National Park, in
Uganda, raccogliendo ed analizzando le feci ed
osservando il loro comportamento con particolare
attenzione per l'aggressività, come indicato dal
numero di inseguimenti e combattimenti, per la
frequenza degli accoppiamenti e per il tempo
dedicato alla cura di sé. Le analisi degli estrogeni
nelle feci hanno riguardato i maschi, mentre per le
femmine è in corso uno studio a parte. Sono ostati
raccolti più di 407 campioni e sono stati analizzati
misurando i livelli di estradiolo e di cortisolo.
Il consumo di piante con fitoestrogeni ha seguito un
andamento stagionale, e all'aumento del consumo è
corrisposto un aumento di estradiolo e di cortisolo.
I fitoestrogeni sono presenti anche
nell'alimentazione umana, soprattutto nella soia e
nei cibi a base di soia.
Katharine Milton, Professoressa del UC Berkeley’s
Department of Environmental Science, Policy and
Management, esperta in ecologia dietetica dei
primati spiega che in questo momento di grande
attenzione nei confronti dei fitoestrogeni assunti
dagli esseri umani con il cibo è molto importante
avere una comprensione più approfondita
dell'argomento.
Gli autori invitano a non ritenere automaticamente
validi i risultati dello studio anche per gli esseri
umani, specialmente per quanto riguarda l'influenza
sui comportamenti, perchè devono essere considerati
anche gli ormoni prodotti naturalmente
dall'organismo e le componenti ambientali e sociali.
In ogni caso precedenti ricerche hanno provato che
mangiare piante contenenti fitoestrogeni, come la
soia, potrebbe compromettere la fertilità ed
influire sui comportamenti di animali come i
roditori, le scimmie e le pecore. Altri studi hanno
mostrato che il consumo di fitoestrogeni fa
aumentare l'aggressività, diminuire il contatto
corporeo, portano all'isolamento, ad una maggior
ansie e squilibrio nella riproduzione.
I ricercatori stanno ora studiando gli effetti
dell'alimentazione su altri primati che sono soliti
mangiare altri vegetali, per ottenere un quadro più
completo del rapporto tra alimentazione con molti
fitoestrogeni e comportamento.
Per ulteriori informazioni sugli altri co-autori e
sui supporti allo studio vedi la pagina in inglese
di questa notizia.
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University of California, Berkeley
(MDN)
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