Di fronte alla sempre maggiore diffusione di medicine complementari la SIP ha ritenuto opportuno approfondire l’argomento ed ha istituito di recente un Gruppo di Studio sulle medicine complementari che ha lo scopo di valutare l’entità della loro diffusione tra i pediatri italiani, di monitorare l’insorgenza di eventuali effetti avversi al loro impiego, di dare ai pediatri e ai genitori informazioni sulle corrette modalità di utilizzo.
Uno dei primi lavori del Gruppo di Studio è stato quello di promuovere un’indagine tra i pediatri iscritti alla SIP, attraverso l’invio di un questionario, volta a conoscere l’atteggiamento dei colleghi nei riguardi delle medicine complementari.
I risultati sono stati presentati al Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria dal titolo “ll futuro in gioco” che si è tenuto a Roma dal 9 all’11 maggio.
All’indagine hanno risposto 1.233 pediatri il 7,8% dei quali universitari, il 46,80%% ospedalieri, il 14,00% liberi professionisti, il 2,2 specialisti ambulatoriali, il 35,20% convenzionati
ASL.
Circa un pediatra su quattro (23%) dichiara di far uso di terapie non convenzionali, mentre il 77% degli intervistati dichiara di non utilizzarle. “In realtà abbiamo la netta sensazione che i pediatri che usano le complementari siano di più. C’è ancora molta reticenza nel dichiararlo perché in molti prevale ancora l’incertezza sull’efficacia scientifica», afferma il Presidente della Società Italiana di Pediatria Alberto G.
Ugazio.
E’ importante il dato che dimostra che l’81 del campione che utilizza le terapie complementari lo fa associandole ai farmaci allopatici. Tra i pediatri prevale quindi l’opinione che le medicine alternative non debbano essere considerate sostitutive ma complementari rispetto alla medicina ufficiale.
Per quanto riguarda le specifiche pratiche di medicine alternative la fitoterapia è la più diffusa (82,5%), seguita dall’omeopatia 74,9%, e molto distante dall’agopuntura (5,8%).
I genitori chiedono di utilizzare le medicine alternative prevalentemente per scelta personale (62,7%), su consiglio di parenti e amici (13,7%), su consiglio di un medico (13,4%) su consigli letti su libri o riviste (5,5%). Alla domanda: ritieni che la qualità della vita percepita sia stata migliora dall’utilizzo delle CAM (Complementary ad Alternative Medicine) il 74,7% risponde sì, il 24% afferma che nulla è cambiato, solo l’1,3% risponde che è peggiorata.
Tra coloro che hanno risposto di non farne uso: il 63,8% le ritiene inefficaci; il 33,7% dichiara di non essere interessato all’argomento il 2,5% le ritiene dannose. Sempre tra coloro che hanno risposto di non utilizzarle emerge un atteggiamento non oppositivo riguardo ai genitori che richiedono terapie complementari. Infatti alla domanda “se il tuo paziente ti chiede un consiglio sull’uso delle CAM cosa fai?: il 25% risponde di non opporsi alla scelta e di voler ampliare le proprie conoscenza sulle medicine complementari, il 30,8% non esprime un parere perché non conosce l’argomento; solo il 17% cerca di convincere il paziente che sono inefficaci o dannosi mentre il 7,9% cerca di dissuaderlo o di rinviare questa scelta.
In generale, conclude Ugazio “Il pediatra conferma la propria vocazione ad un approccio olistico alla salute del bambino: se disponiamo di farmaci, magari di efficacia clinica non provata ma innocui per la salute e capaci di migliorare il “vissuto” della malattia (la qualità di vita percepita), perché non utilizzarli?”.
Per saperne di più
http://sip.it/
( MDN )
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