Una nuova conferma del forte legame che c'è tra l'orologio circadiano, che regola il ciclo sonno veglia, e l'attività
di insulina, diabete, obesità ed attacchi cardiaci, viene da uno studio pubblicato il 21 febbraio 2013 su Feb. su Current
Biology.
E' forse il primo studio ad affrontare l'argomento dal punto di vista
dell'insulina: condotto da un gruppo di ricercatori della Vanderbilt University di Nashville, Tennessee,
è stato diretto da Carl Johnson, professore di scienze biologiche e da Owen McGuinness e David Wasserman, professori di fisiologia molecolare e biofisica, con la collaborazione del ricercatore Shu-qun Shi e di Tasneem Ansari che lo ha assistito.
Lo studio riconferma che non è importante solo quanto e cosa si mangia ma anche quando lo si fa. Negli ultimi anni diversi studi hanno approfondito sia sui topi che sugli esseri umani i rapporti che ci sono tra l'attività dell'orologio biologico ed i diversi aspetti del metabolismo, i processi fisici e chimici che forniscono
energia al corpo e che producono, mantengono e distruggono i tessuti.
Generalmente si dava per acquisito che queste variazioni fossero causate in risposta all'insulina, uno dei più potenti ormoni dell'organismo. Ma nessuno aveva ancora determinato che l'insulina segue un ciclo di 24 ore, né cosa succede quando l'orologio circadiano del corpo viene sregolato.
Esseri umani e topi seguono un ciclo circadiano molto simile, che opera a livello molecolare in modo simile ma
ribaltato: i topi sono vispi ed attivi di notte e dormono durante il giorno. La maggior parte dei tipi di cellule contiene all'interno il proprio orologio molecolare,
sempre controllato dall'orologio circadiano centrale nel nucleo soprachiasmatico nel cervello.
Si sospettava che la risposta delle nostre cellule all'insulina fosse legata al ciclo circadiano e finalmente, ora, è stato dimostrato e misurato.
Per altri particolari potete vedere la
pagina in inglese di questa
notizia, oltre a:
Metabolismo: non importa solo cosa mangi ma anche quando (03/12/2012)
Per saperne di più
http://www.vanderbilt.edu/
(MDN)
|