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Inquinamento atmosferico e attacchi di cuore

 

Secondo una ricerca condotta presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, l'esposizione a breve termine a livelli elevati d'inquinamento atmosferico può costituire un evento scatenante dell'infarto in pazienti a rischio.
Lo studio epidemiologico è stato condotto interrogando mediante un questionario un gruppo di 722 persone, poco dopo il loro ricovero all'ospedale di Boston per un attacco di cuore. Le risposte sono state incrociate con un base di dati sulle concentrazioni, relative a numerosi siti dell'area metropolitana, di inquinanti atmosferici quali nerofumo, ozono, monossido di carbonio, diossido di zolfo, diossido di azoto e particolato fine, nonché misurazioni dell'umidità relativa e della temperatura. L'analisi dei dati ha mostrato che i pazienti avevano una probabilità di subire un attacco di cuore più alta di circa il 50 per cento in seguito all'esposizione ad alti livelli di polveri fini per un periodo di due ore. I ricercatori hanno anche osservato un incremento del rischio di attacco anche dopo 24 ore, mentre esiste un'associazione positiva con alte concentrazioni di altri inquinanti, sebbene in questo caso i dati non siano statisticamente significativi. 
"Il risultato - ha spiegato Murray Mittleman, del Beth Israel Deaconess - suggerisce che le persone che hanno una malattia cardiaca o un elevato rischio di infarto farebbero bene ad evitare di stare all'aperto per periodi di tempo molto lunghi quando la qualità dell'aria è scarsa, per esempio nelle giornate estive calde e con foschia: il rischio in questi casi è molto più consistente".

 

 

 


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