L'inquinamento atmosferico, responsabile del
riscaldamento del clima della Terra, può però in
certi casi avere anche un effetto contrario. Questa
affermazione, apparentemente paradossale, viene
confermata da un articolo pubblicato sul numero del
15 giugno 2001 della rivista scientifica Science,
che evidenzia i risultati di uno studio
internazionale effettuato da un gruppo di
ricercatori, del quale fa parte la dr.ssa Maria
Cristina Facchini dell'Istituto di Scienze
dell'Atmosfera e dell'Oceano del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (CNR) di Bologna.
Le nubi, come si sa, costituiscono uno dei fattori
più importanti del sistema climatico terrestre, come
evidenziato anche dall'ultimo Rapporto dell'Intergovernmental
Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato proprio
in questi giorni. Le modificazioni indotte dalle
attività dell'uomo sulle proprietà delle nubi
possono causare un raffreddamento del clima
terrestre che, in alcune regioni, può in parte
compensare l'effetto di riscaldamento dovuto ai "gas
serra".
Le proprietà radiative delle nubi sono infatti
influenzate dalle particelle atmosferiche prodotte
dalle attività umane. L'effetto delle emissioni
inquinanti di particolato è quello di dare luogo
alla formazione di nubi contenenti un numero
maggiore di goccioline di dimensioni più piccole
rispetto al caso di nubi non contaminate, e questo
rende le nubi stesse più riflettenti, causando un
minore flusso di radiazione solare verso la
superficie terrestre e quindi un conseguente
raffreddamento.
La valutazione quantitativa di questo effetto delle
nubi nel sistema climatico terrestre è però
nell'ultimo Rapporto IPCC ancora molto incerta,
stante l'attuale scarso livello delle conoscenze sul
fenomeno. Gli autori dello studio evidenziano come
le attuali valutazioni dell'IPCC sulla modifica
delle proprietà delle nubi causate dal particolato
emesso dalle attività umane non tengano conto di
alcuni importanti fattori legati alla composizione
chimica delle particelle inquinanti di origine
antropica. Alcune preliminari simulazioni numeriche
inducono a pensare che l'effetto di raffreddamento
del clima dovuto ai cambiamenti delle proprietà
delle nubi indotti dalle attività umane sia ancora
maggiore di quanto stimato nel Rapporto IPCC.
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