L'appello del WWF in occasione della Giornata
Mondiale dell'Ambiente e' quello di conservare
l'integrità ecologica del nostro Paese, il nostro
"tessuto vitale", tutelando gli esempi più
rappresentativi di specie e habitat italiani e
assicurando il loro collegamento funzionale. Per
mantenere l'integrita' ecologica degli ecosistemi
terrestri occorre, infatti, lasciare alla "dinamica
naturale" almeno il 50% del territorio: un lavoro
che in Italia potrebbe durare anche mezzo secolo, il
tempo necessario per arrivare ad almeno un quarto
del territorio completamente libero, con un 'altra
meta' dedicata all'agricoltura, al pascolo e alla
produzione forestale ed infine un quarto alle
attivita' umane (insediamenti abitativi e
infrastrutture, coltivazioni e arboricoltura
intensiva).
Purtroppo in Europa appena il 15,6% degli habitat
naturali puo' considerarsi non disturbato
dall'azione dell'uomo (contro il 51,9% a livello
globale). In Italia, come in tutto il Mediterraneo,
questa percentuale sfiora appena il 1,5% mentre il
22,7% e' parzialmente occupato dalle attivita' umane
mentre il 75,7% e' completamente dominato dall'uomo.
In cima alla classifica delle aree completamente
trasformate ci sono la Valle Padana, i corsi di
grandi fiumi, il versante Adriatico, tutto il
Salento, l'Irpinia, la Sicilia centro-meridionale e
la costa tirrenica. Le aree ancora selvagge dalle
quali partire per ricostruire il tessuto naturale
del Bel Paese sono state identificate dal WWF e si
trovano in tutte le aree montane alpine piu' estese,
dall'Argentera, passando per il Gran Paradiso, fino
alle Dolomiti Bellunesi; da nord al sud, con
estensioni piu' piccole (tra 100 e 300 km quadrati),
esistono ancora sull'Appennino centro meridionale e
sulla Sardegna. Il primo passo e' quello creare su
questo tessuto una rete di aree protette in modo da
includere tutte le aree di valore collegandole
funzionalmente fra di loro attraverso dei "ponti
ecologici" poiche', isolate, queste non sono in
grado di conservare la biodiversita'. Questa rete
deve costituire il riferimento per tutte le altre
forme di gestione del territorio e della attivita'
umane a partire da quella dei trasporti che non deve
interrompere o frazionare ulteriormente con vere e
proprie barriere (dighe insormontabili, autostrade,
ponti, ferrovie) la rete biologica. Se dunque è vero
che il nostro Paese ha bisogno di infrastrutture in
rete queste vanno pero' realizzate con un minore
impatto sull'ambiente naturale, riducendo quei
sistemi modali ad alto costo energetico, come il
trasporto su gomma.
"La sconsiderata trasformazione del territorio sul
nostro pianeta ha innescato anche un rischio ancor
piu' grave - ha dichiarato Fulco Pratesi, Presidente
del WWF Italia - i mutamenti climatici, che stanno
gia' sconvolgendo molti paesi, con eventi estremi,
alterazione delle migrazioni di specie animali,
spostamenti delle popolazioni umane costrette dalla
siccita' e dalla fame a cercare territori meno
ostili. Per questo e' necessario intervenire e farlo
subito con gli strumenti gia' disponibili prima che
l'intero processo diventi irreversibile. Tra questi
il Protocollo di Kyoto, gia' di per sé
insufficiente, ma sarebbe il primo passo: certo non
si possono far passare per trattative di alta
diplomazia i tentativi di accettare la posizione
statunitense che mira a non prendere addirittura
nessun impegno"
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