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Mal di smog

 

I gestori del trasporto pubblico battono cassa. I climatologi avvertono che le serie meteorologiche sfavorevoli sono destinate ad aumentare. Gli esperti di mobilità snocciolano ricette per guarire il mal di smog. Ma per ora da Palazzo Chigi non arrivano segnali d'inversione di tendenza sulla politica per la mobilità.
"Per il ponte sullo Stretto, che farà guadagnare 15 minuti a chi va in Sicilia, il governo è disposto a muovere 5 miliardi di euro, 10 mila miliardi di lire; per la salute di chi abita in città ci sono in Finanziaria meno di 39 milioni di euro, cioè 75 miliardi di lire, da investire nel trasporto metropolitano", accusa Ermete Realacci, il presidente di Legambiente che ha preparato un decalogo per uscire dalla trappola smog. I rimedi suggeriti non sono originali ma presentano il vantaggio di poter essere applicati subito. Si va dalla trasformazione in corsia preferenziale di almeno il 75 per cento della rete di trasporto pubblico urbano alla creazione di un'isola pedonale per quartiere, dall'estensione dell'area a traffico limitato all'aumento dei ticket di parcheggio. Anche il Wwf chiede di ridurre il traffico soprattutto nei giorni feriali mentre la Confcommercio propone d'inserire tra le spese fiscalmente detraibili quelle per acquistare un abbonamento al servizio di trasporto pubblico. Un servizio che secondo l'Asstra (la ex Federtrasporti) ha bisogno di 5 miliardi di euro in cinque anni per poter acquistare qualità. "In Italia si parla molto di parcheggi, ma le politiche di prezzi adottate all'estero sono molto diverse dalle nostre", ricorda Euro Beinat, dell'Institute for Environmental Studies. "Ad Amsterdam ad esempio mettere la macchina in un parcheggio centrale costa 3 euro l'ora. I residenti pagano una cifra più bassa, che si aggira attorno ai 50 euro al mese, ma i posti disponibili sono molto limitati: ci si deve mettere in lista di attesa e si può aspettare anche un anno o due". I risultati di queste scelte così diversificate emergono dalle comparazioni sanitarie a livello europeo. "Nell'ottobre scorso abbiamo concluso un lavoro di ricerca sul campo che abbraccia tutti gli anni Novanta", ricorda Francesco Forastiere, presidente dell'Associazione italiana di epidemiologia. "Il numero dei ricoveri e dei decessi ha pienamente confermato le stime dell'Organizzazione mondiale di sanità che aveva calcolato in 3.500 morti all'anno nelle 8 principali città italiane il costo dello smog. La ricerca che abbiamo curato è stata svolta anche negli altri stati europei e i risultati italiani sono stati i peggiori". Il rapporto degli epidemiologi è stato subito inviato ai sindaci delle città e al governo con un appello a prendere provvedimenti seri e rapidi. "In Italia si continua a scherzare con una materia come l'inquinamento urbano che al contrario è molto seria e drammatica", continua Forastiere. "C'è voluta una siccità eccezionale per far scattare misure d'emergenza che bastano appena a tamponare le punte del fenomeno". E intanto si continua a misurare l'inquinamento da polveri sottili (PM10) prendendo un punto di riferimento che è già vecchio. I 75 microgrammi per metro cubo di cui spesso si parla sono archeologia sanitaria. A giorni verrà recepita la direttiva europea che fissa il tetto di PM10 a 40 microgrammi per metro cubo. Ed è in preparazione una seconda direttiva che porterà il limite a 20 microgrammi.

 

 

 


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