Il 50%
della frutta analizzata dalle Agenzie Ambientali e
dalle Asl risulta contaminata da pesticidi. Su 3.502
campioni infatti, ben 1.748 contengono uno o più
princìpi attivi. Nello specifico, ben 584 (pari al
17% del totale) sono i prodotti con residui di
diverse sostanze e 105 sono quelli palesemente
irregolari, manifestamente fuorilegge.
Un po' meglio gli ortaggi, con 662 campioni
contaminati su 3.239 esaminati (il 20% del totale),
di cui 98 con più di un residuo, 524 "regolari"
contaminati da un solo principio attivo e 40
prodotti (l'1,3%) irregolari. La percentuale totale
di campioni "irregolari" risulta, inoltre, di fatto
raddoppiata rispetto allo scorso anno, passando
dall'1% all'1,8%;
Questi, in sintesi, i dati più allarmanti emersi dal
rapporto "Pesticidi nel piatto 2002", presentati
oggi a Padova da Legambiente, che come ogni anno, ha
raccolto ed elaborato le analisi effettuate dalle
Agenzie Ambientali e dalle Asl sui prodotti
ortofrutticoli in commercio.
"Il problema messo in luce da questi dati - ha detto
Roberto Della Seta, portavoce nazionale di
Legambiente - è che la legislazione in Italia,
vecchia di oltre 30 anni, non prevede ancora un
limite alla somma di più residui nello stesso
alimento. In questo modo vengono definiti "regolari"
prodotti che possono contenere fino a 6 princìpi
contemporaneamente. Il numero dei prodotti
contaminati conferma poi che in Italia continua
l'abuso di pesticidi e altri fitofarmaci, compresi
alcuni principi attivi come il Clorpirifos, il
Procimidone, i Ditiocarbammati, il Benomil, da tempo
classificati come cancerogeni all'estero".
Proprio dai dati relativi alle regioni più virtuose,
che effettuano quindi i controlli sistematicamente e
con puntualità, emergono le situazioni più
allarmanti: così in Emilia Romagna troviamo 8
campioni di mele, 9 di pere e 5 di uva da tavola con
più di 5 residui. In Friuli Venezia Giulia un
campione di radicchio conteneva 4 pesticidi mentre
una sola fragola riusciva a contenerne 6. Il
Piemonte, che quest'anno non ha fornito la
differenziazione tra mono e poli residui, ha
scoperto ben 48 campioni di frutta dichiaratamente
irregolari su 697 prodotti analizzati. Paradossale
il risultato delle analisi su 10 campioni di uva da
tavola effettuati dai laboratori del Trentino: 2
sono risultati senza residui, uno con un principio
attivo, uno con tre diversi principi e ben 6
assolutamente fuorilegge.
"Da uno studio realizzato nel 1999 da ricercatori
dell'Enea - ha affermato ancora Della Seta - risulta
che il rischio cancerogeno per chi consuma prodotti
ortofrutticoli contenenti residui chimici è pari ad
1,24 ogni 10000 abitanti nel corso di settant'anni.
Se il nostro Paese vuole davvero compiere una scelta
chiara e irreversibile per l'agricoltura di qualità,
deve prima di tutto rivedere le norme in materia di
residui, vietando tutti i principii attivi
considerati cancerogeni dalle maggiori istituzioni
sanitarie come Oms e Epa e introducendo limiti
specifici per il multiresiduo".
La situazione dell'agricoltura italiana, ma anche
comunitaria, risulta quindi quasi paradossale:
"grazie ai finanziamenti e alle sovvenzioni statali
- ha concluso Della Seta - si rischia di finanziare
con i soldi dei cittadini una produzione pericolosa
per gli stessi consumatori. E' necessario allora
intervenire in campo legislativo con norme e
sanzioni più severe a tutela della sicurezza e
salute dei consumatori, e a livello di politiche
agricole comunitarie, per favorire e promuovere le
produzioni di qualità come il biologico e i prodotti
tipici".
Il nono rapporto sulla presenza di pesticidi sui
prodotti ortofrutticoli elaborato da Legambiente,
mette in evidenza la necessità che i laboratori
competenti continuino ad effettuare in maniera
puntuale e approfondita questo tipo di analisi,
ampliando (in molti casi) il numero di principi
attivi ricercati, per informare correttamente i
consumatori. Anche le organizzazioni agricole
dovranno mantenere alto il livello di attenzione
curando corsi di formazione per gli agricoltori che
utilizzano pesticidi, mentre il consumatore attento
dovrà scegliere i prodotti di stagione, meglio se di
provenienza nazionale, risultati sempre meno
contaminati.
Fonte: Legambiente
Su questo
argomento vedi anche:
Frutta e verdura contaminate
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