Gli inibitori della pompa protonica, i ß-bloccanti e gli antimetaboliti, classi di farmaci comunemente prescritti, potrebbero causare resistenza agli antibiotici, soprattutto nei confronti degli enterobatteri, nonostante il fatto che non siano antibiotici.

Un nuovo studio osservazionale presentato il 10 luglio 2021 al 31st European Congress of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ECCMID) ha stabilito che le infezioni batteriche resistenti agli antibiotici citate potrebbero causare degenze ospedaliere prolungate e portare al rischio di un aumento dei tassi di mortalità.

Tra gli enterobatteri più diffusi troviamo: Escherichia coli, Salmonella, Shigella, Klebsiella pneumoniae, Klebsiella oxytoca, Enterobacter cloacae, Serratia marcescens, Proteus, Morganella e Yersinia.

La resistenza batterica agli antibiotici è spesso associata alla prescrizione eccessiva e all’esposizione regolare agli antibiotici. Tuttavia, è stato notato che i pazienti ammessi in ospedale, con batteri resistenti ai farmaci mostrano fattori di rischio non comunemente riconoscibili.

Studi precedenti hanno identificato che i farmaci non antimicrobici comunemente usati (NAMD) svolgono un ruolo significativo nella resistenza agli antibiotici a causa del conseguente effetto sulla composizione batterica della flora batterica intestinale.

Lo scopo di questa ricerca è stato quello di affrontare il ruolo dell’uso di NAMD come fattore di rischio per l’infezione da batteri resistenti agli antibiotici.

I ricercatori dell’ospedale Tel Aviv Medical Center, Israele, hanno esaminato i dati di 1.807 pazienti con diagnosi di infezione del tratto urinario superiore e una coltura positiva di Enterobacteriaceae nelle urine o nel sangue, ricoverati in ospedale per un periodo >2 anni (dal 1° gennaio 2017 al 18 aprile 2019).

Gli studiosi hanno quindi acquisito le cartelle cliniche elettroniche relative all’uso precedente e attuale di 19 NAMD.

I risultati hanno mostrato che gli organismi resistenti ai farmaci antimicrobici sono stati trovati in più della metà dei campioni di pazienti raccolti.

Inoltre, circa un quarto dei campioni ha rivelato organismi multi-resistenti ai farmaci, resistenti a tre o più classi di antibiotici.

È interessante notare che i NAMD come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (per i sintomi della depressione), i farmaci antipsicotici (per la salute mentale), gli inibitori della pompa protonica (per la riduzione dell’acido gastrico), i ß-bloccanti (per le condizioni associate a problemi cardiaci) e gli antimetaboliti (per il trattamento del cancro e di altre malattie infiammatorie) sono risultati tutti collegati ad una maggiore resistenza agli antibiotici.

Gli antimetaboliti sono emersi come il gruppo di farmaci con la maggiore influenza sulla resistenza agli antibiotici.

“I nostri risultati evidenziano l’importanza dell’esposizione a farmaci non antimicrobici come fattore di rischio per la resistenza agli antibiotici”, ha dichiarato l’autore principale Meital Elbaz, Tel Aviv Medical Center.

“Abbiamo urgente bisogno di studi di dimensioni molto maggiori e con più classi di farmaci per confermare la scoperta e chiarire il legame biologico tra i comuni farmaci da prescrizione e la resistenza agli antibiotici”.

Vedi anche:
Per saperne di più sui Super-batteri resistenti agli antibiotici
Link…

Per saperne di più
Dal 31° Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive (ECCMID) 2021
EMJ Microbiol Infect Dis. 2021;2[1]:13-23. Congress Review.
Link…

Tel Aviv Sourasky Medical Center
Link…

Marco Dal Negro
Antonio Turetta

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