I cuori di persone diverse possono rispondere alla stessa musica in modi molto diversi, lo dimostra un nuovo studio presentato su EHRA Essentials 4 You, una piattaforma scientifica della European Society of Cardiology (ESC).

“Comprendendo come il cuore di un individuo reagisce ai cambiamenti della musica intendiamo progettare interventi musicali su misura per ottenere la risposta desiderata”, ha affermato la professoressa Elaine Chew del Centro nazionale francese di ricerca scientifica (CNRS).

“Potrebbe essere per ridurre la pressione sanguigna o il rischio di disturbi del ritmo cardiaco senza gli effetti collaterali dei farmaci”, ha aggiunto il professor Pier Lambiase dell’University College di Londra.

“Abbiamo usato metodi molto accurati per registrare la risposta del cuore alla musica e abbiamo scoperto che ciò che è calmante per una persona può essere eccitante per un’altra”, ha detto la professoressa Elaine Chew.

Precedenti lavori che hanno studiato le risposte fisiologiche alla musica hanno misurato i cambiamenti della frequenza cardiaca dopo aver ascoltato diverse registrazioni semplicemente classificate come “tristi”, “felici”, “calme” o “violente”.

Questo piccolo studio ha adottato un approccio più preciso, caratterizzato da diversi aspetti originali.

Tre pazienti con insufficienza cardiaca lieve con necessità di pacemaker sono stati invitati a un concerto di musica classica al pianoforte dal vivo.

Poiché tutti portavano un pacemaker, la loro frequenza cardiaca poteva essere mantenuta costante durante l’esecuzione.

I ricercatori hanno misurato l’attività elettrica del cuore direttamente dal pacemaker prima e dopo 24 momenti in presenza di forti cambiamenti nel tempo, nel volume o nel ritmo.

In particolare, hanno misurato il tempo necessario al recupero del cuore dopo un battito cardiaco.
“La frequenza cardiaca influenza questo tempo di recupero, quindi mantenendola costante potremmo valutare i cambiamenti elettrici nel cuore in base alla risposta emotiva alla musica”, ha detto il professor Chew.

“Siamo interessati al tempo di recupero del cuore (piuttosto che alla frequenza cardiaca) perché è collegato alla stabilità elettrica e alla suscettibilità del cuore a pericolosi disturbi del ritmo cardiaco”, ha spiegato il capo medico del progetto, il professor Pier Lambiase, dell’University College di Londra.

“In alcune persone, i disturbi del ritmo cardiaco (potenzialmente letali) possono essere scatenati dallo stress.

Usando la musica possiamo studiare, in situazione di basso rischio, come lo stress (o la leggera tensione indotta dalla musica) altera questo periodo di recupero. ”

Il professor Chew ha osservato che nonstante il numero contenuto di pazienti nello studio i ricercatori hanno accumulato gigabyte di dati. I risultati sono stati confermati su un totale di otto pazienti.

Per saperne di più
Every heart dances to a different tune
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European Heart Rhythm Association
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ESC – European Society of Cardiology
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The French National Centre for Scientific Research
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University College London
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Marco Dal Negro
Antonio Turetta

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