Mangiare cibi alla cannabis forse è meglio che fumarla o svaparla, almeno secondo molti, ma un nuovo studio invita sanitari e gente comune a prendere coscienza dei rischi legati al questa modalità di consumo.
Mangiando alimenti alla cannabis si rischia di assumerne troppa e si rischia l’assunzione accidentale, soprattutto se non si sa secondo quali meccanismi viene metabolizzata dal nostro corpo.
Il problema è anche maggiore per i neofiti, molto giovani o anziani.
Gli effetti di un’eccessiva assunzione di canapa comprendono anche il benessere e la funzione cognitiva.
Una parte del problema è legata al fatto che mangiando non abbiamo coscienza di quanta cannabis stiamo assumendo: se il cibo è buono ne mangiamo di più, anche perchè non avvertiamo effetti sgradevoli.
E questa è la seconda parte del problema.
Se mangiamo cannabis mescolata nei cibi ci vogliono ore perchèsi faccia sentire: gli effetti psicoattivi possono arrivare anche 4 ore dopo averla mangiata e durare complessivamente per più di 8 ore, il che allunga la durata delle alterazioni delle capacità di giudizio e di coordinamento rispetto alla cannabis inalata.
Quattro ore sono lunghe, se ne mangia ci cibo in 4 ore.
I bambini e gli animali da compagnia, poi, sono a rischio di ingestione accidentale e quindi di assunzione abnorme a causa dell’aspetto dei cibi che la contengono che assomigliano agli altri cibi e bevande.
Anche per gli anziani c’è lo stesso problema con una differenza: quando c’è coscienza di ciò che si sta mangiando spesso c’è il desiderio di riuscire a vivere più serenamente, liberandosi un po’ da rancori, rabbia ed insofferenze accumulati nel corso della vita.
Per gli anziani l’uso della cannabis è stato correlato ad un maggiore scompenso cognitivo, a un maggiore rischio di cadute legato ad ipotensione (pressione bassa), ad aritmia ed interazioni con i farmaci che si prendono.
In questi giorni è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la quantità limite di cannabis permessa in cibi e bevande.
L’elenco dei cibi regolamentati è riportato nell’allegato al decreto e sarà aggiornato periodicamente, sulla base di nuovi ritrovati.
Il limite massimo di Thc nei semi di canapa, nelle farine derivate e negli integratori contenenti derivati dalla canapa è di 2 mg per chilo, mentre nell’olio ottenuto dai semi il tetto è di 5 mg.
Con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (la numero 11 del 15 gennaio 2020) del decreto che fissa la quantità massima di tetraidrocannabinolo, scattano regole chiare per tutti i prodotti alimentari derivati dalla cannabis sativa.
Vaghi, invece, restano i contorni di regolamentazione degli altri derivati, che in Europa rappresentano un giro di affari potenziale stimato in 36 miliardi di euro al 2021, visto il crescente interesse da parte dei settori più disparati, tra cui farmaceutica, cosmesi, alimentare, packaging, edilizia, design.
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Health considerations of the legalization of cannabis edibles
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Biscotti e bevande alla cannabis: in Gazzetta Ufficiale la quantità limite ammessa
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Marco Dal Negro
Antonio Turetta
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