I ricordi possono essere rafforzati o cancellati alterando l'attività di un singolo enzima nel cervello, anche molto tempo dopo essere stati creati.
A neuron in a rat brain's cortex over-expressing PKMzeta (blue). Source: Dr. Todd Sacktor, SUNY Downstate Medical Center.
La ricerca ha
fatto grandi passi nel riuscire a manipolare la memoria,
ma solo in una breve finestra temporale: quando un
ricordo è appena stato creato o appena richiamato. In quel breve periodo sembra che il ricordo sia più fragile e quindi manipolabile.
Fino a poco tempo fa non erano disponibili tecniche per operare fuori da questa breve finestra temporale,
applicabili, cioè, ai ricordi lontani.
Gli scienziati avevano già mostrato in precedenza che l'enzima cerebrale chiamato PKMzeta è fondamentale per l'integrità dei ricordi precedentemente creatisi. Nei modelli animali sembrava che l'enzima avesse un ruolo primario nel mantenere intatti la memoria di lungo periodo.
In questo ultimo studio, il gruppo di lavoro diretto dal Dr. Todd Sacktor del SUNY Downstate Medical Center di New York City ed il Dr. Yadin Dudai del Weizmann Institute of Science di Rehovot, Israel,
ha approfondito gli effetti della manipolazione di livelli di PKMzeta nel cervello.
Il lavoro è stato parzialmente finanziato dal National Institute of Mental Health (NIMH) ed i risultati sono stati pubblicati sul numero del 4 marzo 2011 di Science.
In sintesi,si è provato che la sovraespressione dell'enzima PKMzeta
rinforza i ricordi. Ciò si è dimostrato valido sia per i ricordi già esistenti che per quelli nuovi.
Lo studio ha trovato poi che una singola molecola, PKMzeta, è sia necessaria che
sufficiente per mantenere la memoria di lungo periodo.
Questo approccio riguarda i diversi ricordi archiviati in una zona mirata del cervello. Ulteriori studi potranno permettere di comprendere come indirizzare l'azione a specifici ricordi, per poter curare stress post-traumatici, amnesie e declino cognitivo.
Per saperne di più
National Institutes of Health (NIH)
(MDN)
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