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Sessualità

a cura di Marco Dal Negro

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Sessuologia: nascita ed evoluzione

La sessuologia ha in sé contemporaneamente qualcosa di molto antico e qualcosa di molto recente.
La riflessione sull'uomo e la sua sessualità sono molto antichi. La sessualità, come mistero e come significato, ha pervaso tutte le religioni. I primi sessuologi sono stati filosofi e non scienziati.
Antico è anche l'intervento dell'uomo sulla propria sessualità a fini pratici. Il primo documento storico relativo alla contraccezione è un papiro egizio del 4000 a.C..
I cammellieri introducevano un sasso nell'utero delle cammelle e la scienza inventerà gli IUD soltanto molti secoli dopo.
Recente è la sessuologia come scienza, e poiché la manifestazione più conosciuta della sessualità è la procreazione, è logico che sia questo l'ambito nel quale nasce la sessuologia scientifica dove vengono privilegiate le scienze mediche e biologiche.
Nell'800 il monaco agostiniano Mendel pone le leggi della genetica. Negli anni tra la fine dell'800 e i primi del 900 sono sorti interrogativi su cosa fossero sia la sessualità sia l'ambito di appartenenza scientifico di essa. Troviamo altri fondatori come i tedeschi Kraft-Ebing e I.Bloch, lo svizzero Forel, l'austriaco Freud.
Kraft-Ebing, con il suo trattato del 1886 "Psicopatia Sexualis", studia l'anormale sessuale psichico, Forel nel 1905 dà apporti sociologici ed educativi, Bloch inserisce la sessuologia in discipline non mediche come l'etnologia e l'antropologia e consacra il termine stesso di questa nuova scienza:sessuologia,Freud rivoluziona e scandalizza dando una sessualità ai bambini.

Caratteristica della sessuologia è l'interdisciplinarietà, per cui ogni procedimento di approccio a questa disciplina può essere molto diverso. Ogni specialista e studioso espone le proprie conoscenze secondo criteri che sono propri della scienza nella quale si è formato (urologo, andrologo, endocrinologo, ginecologo, psicologo e sociologo) e il suo linguaggio deriva inevitabilmente dalla sua scienza.
Lo psicologo, che parla di impotenza maschile, associa a questo termine la rappresentazione mentale di un soggetto che soffre, per la compromissione della sua virilità e per la difficoltà del suo ruolo di uomo, sia per l'impossibilità di strutturare una relazione sessuale soddisfacente sia per la ferita narcisistica con la quale si deve confrontare, per i fantasmi di castrazione ecc.
Diversamente l'andrologo o l'urologo, trattando lo stesso tema, lo associano alla mancanza di erezione, ai disturbi circolatori, endocrini, neurologici o agli ormoni.

La comprensione del linguaggio usato sarà tanto più impossibile quanto più le scienze saranno lontane tra loro (ginecologia e sociologia, anatomia e antropologia ecc.).
Lo stesso fenomeno sessuale viene letto con strumenti e metodi diversi, che non consentono una immediata lettura unitaria, e in questo senso la sessuologia trova grandi difficoltà a diventare una scienza e ci fa capire la variabilità e l'evoluzione delle varie terapie sessuali proposte in sessuologia clinica.
L'interesse scientifico e quindi le proposte terapeutiche hanno privilegiato inizialmente gli aspetti medico-biologici della sessualità rispetto a quelli psicologici e razionali. Questo non vuol dire che la sessuologia abbia avuto con la medicina ufficiale un rapporto facile. Lo stesso intervento medico- sessuologico è stato visto per lungo tempo con sospetto e riservato alla funzione riproduttiva o a malattie veneree o a patologie psichiatriche legate alla sessualità (perversioni, aberrazioni mentali sessuali, pedofilie ecc.). A questa fase è poi subentrata gradatamente la fase psichiatrica -psicodinamica in cui la problematica sessuale è stata letta prevalentemente in chiave di conflittualità nevrotica. L'approccio terapeutico è così passato dalle mani del medico a quelle dello psicoterapeuta - medico e non - con interventi di psicoterapia del profondo tuttora presenti. Essendo l'impostazione psicoterapeutica di tipo analitico molto lunga, e non con un "focus" ben preciso c'era la necessità di un approccio più veloce e focalizzato.
In senso terapeutico a questo punto l'obiettivo è stato posto non tanto sui processi endopsichici pulsionali, quanto sui comportamenti e poiché la modifica di un comportamento si ottiene in maniera più rapida di quello pulsionale, la terapia sessuologica comportamentale ha creato molto interesse anche se accusata di operare solo a livello sintomatologico.
Contemporaneamente si era evidenziata la caratteristica relazionale della sessualità, che si intrecciava con le componenti psicodinamiche, cognitive, interpersonali e sociali. Di qui altri approcci terapeutici diversi come i transazionali, i sistemici, ecc. Nell'ambito delle disfunzioni sessuali è stato evidenziato come , a volte, originano e si evidenziano nel rapporto a due cioè nella coppia, ed era quindi possibile una teoria secondo cui un disturbo nella coppia fosse sempre un disturbo della coppia e come tale utilmente affrontabile. Si è quindi giunti a elaborare schemi operativi di terapie sessuali di coppia: terapie brevi, comportamentali, relazionali, integrate.
Ultimamente c'è un rinnovato interesse per un approccio medico e biologico a causa dei nuovi studi sulla "biochimica dell'amore" e sono poi possibili nuove applicazioni tecnologiche genitali (tecniche farmacologiche, meccaniche, chirurgiche).
Oggi ci troviamo di fronte a una fase interdisciplinare integrativa in cui l'approccio terapeutico tende a essere plurispecialistico, ma anche a superare la dicotomia tra bio- sessuologia e psico-sessuologia per considerare la sessualità e i suoi problemi come eventi psicosomatici inseriti nella globalità della persona.
Dobbiamo convincerci che non esiste "la" terapia della sessualità valida in tutti i casi e per tutti i problemi: è fondamentale il primo rapporto di contatto e informazione con l'eventuale problema non tanto dallo specialista sessuologo che, di solito, è l'ultimo anello della catena dei vari passaggi che fa il paziente, quanto da parte di operatori sanitari, sociali, psicologici, ecc..
La sessualità è una delle forme e modalità della comunicazione interpersonale. Ma come si fa a comunicare sulla sessualità? Indubbiamente è necessario farlo in modo chiaro ed esplicito.
Apprendiamo precocemente che "non sta bene" parlare troppo scopertamente di sé e ancora di più del "SE'" sessuale. Il pudore o la vergogna ci portano a nascondere il sesso. E' molto difficile superare le barriere personali per passare dal "fuori" al "dentro" scoprendo sentimenti e ancora di più la sessualità emozionale.
La sessualità non è solo una serie di dati, d'organi e apparati biologici ma è soprattutto un'importante esperienza soggettiva. Importante perché è unica ed è molto difficile raccontarla ad altri.
Il colloquio sessuologico parte da una situazione paradossale come se il sessuologo e il paziente si dicessero reciprocamente:"noi siamo qui insieme appositamente per dire e ascoltare tutto ciò di cui non sappiamo, non possiamo e, forse, nemmeno vogliamo parlare e che, in ogni caso anche se lo volessimo fare resterebbe in gran parte nell'impossibilità di essere detto" perché non si tratta di un soggetto logico ma di un'esperienza intima tutta chiusa nel privato personale. Il primo passo d'ogni intervento sessuologico dovrebbe essere quello di imparare a comunicare sulla sessualità. Comunicare non è soltanto"dire" qualcosa a qualcuno ma anche stabilire con qualcuno un reciproco scambio su canali e livelli comuni. In questo senso l'operatore sessuologico deve essere consapevole che lui stesso non è estraneo, non è" neutrale" nello svolgimento dell'intervista ma è comunque coinvolto.
La formazione scientifica ci ha abituati al rapporto con operatori che si distanziano tecnicamente e spesso freddamente dalla materia oggettiva del loro intervento.
Lo stesso mondo sanitario mentre da un lato fa appello all'umanità del medico, dall'altra si è dotato di segni e simboli ben evidenti di tale distanza: dal lessico solo per iniziati della terminologia medica, all'uso di barriere quali guanti, camici ecc. .Sembra che maggiore è la distanza e maggiore è la garanzia che si tratti di cosa scientifica e vale a dire "seria". Nei processi di comunicazione non ci si può troppo distanziare perché la comunicazione si interrompe, né troppo avvicinare perché la comunicazione diventa confusa, c'è la paura della troppa vicinanza, del processo di fusione.

L'operatore è coinvolto nell'intervista sessuologica e per questa ragione è necessario che abbia un profondo e serio training di formazione.
Tutti noi sappiamo che la comunicazione non consiste solo in ciò che si dice ma anche ciò che non si dice con le parole ma con atteggiamenti, espressioni, mimica, gestualità, cioè con la comunicazione non verbale e questo è importante perché l'impatto interattivo che ne deriva è, sul piano emotivo, più subconscio che conscio. Tutto questo rende l'operatore in ogni caso "attivo" nella conduzione del colloquio, sia che se ne renda conto o no, tanto più che l'operatore stesso, sia che sia uomo o donna ha lui stesso un sesso. Master e Johnson (1970) cercarono di neutralizzare l'effetto della sessualità personale dei terapeuti ideando un modello di intervento dove gli incontri erano alternati e incrociati tra coppie-pazienti e coppie-terapeuti. Sono convinta che questo non sia particolarmente importante, quello che invece è indispensabile da parte dei sessuologi è una buona dose di autocoscienza.

.Dott.ssa Serenella Salomoni