Roma e Milano, Torino e Bologna, Firenze e Bari.
Sono le sei città italiane che l'Istituto per
l'Inquinamento Ambientale del CNR ha passato al
microscopio per tre anni (1999-2001) con l'obiettivo
di definire il trend reale del fenomeno smog su una
scala temporale scientificamente accettabile. La
ricerca è stata presentata oggi dal direttore
dell'Istituto Ivo Allegrini e dai suoi collaboratori
Alessandra Fino e Lucio Confessore nel corso di un
convegno sul Materiale particellare in atmosfera
organizzato in chiusura di Ariambiente, il Salone
ecologista che per tre giorni ha calamitato a
Carrara politici, amministratori, esperti e
imprenditori del settore. "Non si tratta di una
classifica delle città più virtuose", ha spiegato
Allegrini, "perché ognuna usa metodi di monitoraggio
diversi, ma soprattutto perché hanno anche
condizioni atmosferiche diverse che possono
influenzare i valori anche in misura sensibile".
Con qualche importante eccezione, i dati dimostrano
che nel complesso la situazione si sta evolvendo
positivamente. Conseguenza delle nuove benzine, di
motori più moderni e di alcuni interventi
strutturali a lungo termine, ha specificato
Allegrini, più che di palliativi come le targhe
alterne, le domeniche ecologiche e altri analoghi
interventi occasionali. Nei tre anni presi in esame
sono dunque calati benzene e biossido di zolfo,
biossido di azoto e monossido di carbonio. Anche la
concentrazione di polveri fini, il PM10, è
generalmente diminuita benché rimanga quasi ovunque
superiore al valore limite di 40 microgrammi al
metro cubo fissato per il 2005 dal recente decreto
ministeriale n. 60/2002. "Le colpe sono varie", ha
ricordato Allegrini, "In particolare di motori
diesel, motorini, riscaldamento domestico,
produzione di energia e anche provenienze remote,
ossia un inquinamento proveniente da città anche non
vicinissime". Nel periodo analizzato è stata
considerata per ciascuna città la stazione di
monitoraggio più rappresentativa. Il PM10
(concentrazione annuale) è dunque diminuito a
Bologna (Porta S. Felice) da 67 microgrammi al metro
cubo a 53; a Firenze (viale Gramsci) da 59 a 31; a
Roma (largo Arenula) da 62 a 54; a Torino (via della
Consolata) da 73 a 63. E' invece stabile a Milano
(largo Juvara, circa 46 migrogrammi) e a Bari (via
Savoia, circa 64). Il benzene è diminuito in 4 casi
su 6. A Firenze (viale Rosselli) da 19 microgrammi
al metro cubo a 11. A Milano (via Senato) da 8 a 5.
A Roma (via Tiburtina) da 15 a 11. A Torino (via
della Consolata) da 9 a 8. In controtendenza Bologna
almeno a Porta S. Felice (da 6 a 8), mentre Bari
(via Savoia) non registra variazioni e si attesta
sui 12 microgrammi al metro cubo. Tutte le città,
tranne Milano, superano comunque il valore limite di
5 microgrammi previsti dal DM 60 per il 2010.
Quanto all'ozono il CNR avverte che la situazione è
molto complessa perché i valori possono in realtà
corrispondere a un inquinamento assai elevato da
monossido di azoto prodotto da auto e riscaldamenti.
L'istituto ha considerato oltre alle sei città
precedenti anche Genova, Napoli e Palermo. E ha
contato le ore in cui, in media, è stato superato il
livello di attenzione di 180 microgrammi al metro
cubo. Risulta dunque che a Bari si è passati dalle 0
ore del 1999 alle 10 del 2001; a Firenze da 0 a 2; a
Milano 10 a 15; a Torino da 19 a 68. Le ore di
superamento del livello di attenzione sono diminuite
a Bologna (da 100 a 38), a Genova (da 112 a 5), a
Napoli (da 32 a 5), a Palermo (da 47 a 12), a Roma
(da 32 a 28). Si tratta comunque di valori, ha
concluso Allegrini, su cui incidono fenomeni
stagionali di natura meteorologica, in particolare
venti e irradiazioni solari. Anche l'ozono può
arrivare da località molto lontane.
Fonte CNR
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