Il risparmio dell'acqua passa anche per il suo
riutilizzo. Il Ministero dell'Ambiente e della
Tutela del Territorio ha predisposto infatti uno
schema di decreto (attualmente al concerto degli
altri ministeri competenti) che detta le norme
tecniche per il riutilizzo delle acque reflue.
Obiettivo del provvedimento la limitazione del
prelievo delle acque superficiali e sotterranee; la
riduzione dell'impatto degli scarichi sui corpi
idrici recettori; il risparmio attraverso l'utilizzo
multiplo delle acque reflue: tutto ciò per tutelare
la quantità e la qualità delle risorse idriche
italiane. Le acque riutilizzate, che dovranno avere
standard di qualità ambientale e requisiti
chimico-fisici e microbiologici indicati dal
decreto, potranno essere destinate all'uso irriguo;
all'uso industriale; all'uso civile (lavaggio
strade, alimentazione sistemi riscaldamento e
raffreddamento, ecc) con l'esclusione delle
abitazioni private, ad eccezione degli scarichi dei
servizi igienici se esiste il doppio circuito.
"I consumi pro capite di acqua, anche a causa delle
tariffe, in alcuni casi molto basse - ha osservato
il Ministro Altero Matteoli - pongono il nostro
paese tra i maggiori utilizzatori di risorse
idriche, con una domanda superiore alla media Ocse e
inferiore solo a quella di Stati Uniti e Canada.
Questo provvedimento serve ad incentivare il
risparmio della risorsa acqua in settori, come
quello agricolo, che oggi ne assorbe circa il 60 per
cento. Dopo l'allarme lanciato nella Seconda
Giornata Mondiale dell'Acqua sulla scarsità sempre
maggiore di quello che è giustamente chiamato l'oro
blu, è necessario mettere in atto tutte le
iniziative per ridurre i prelievi di acqua dolce".
Per dare tutte le garanzie ambientali ed igieniche
nel riutilizzo delle acque reflue, il decreto
prevede che le reti di distribuzione delle acque
reflue recuperate siano separate e realizzate in
maniera tale da evitare rischi di contaminazione
alla rete di adduzione e distribuzione delle acque
per uso potabile ed adeguatamente contrassegnate.
Spetterà alle Regioni pianificare le attività di
recupero delle acque reflue e inoltre, per garantire
ambiente e salute, l'impianto di recupero è soggetto
a stringenti controlli da parte delle autorità.
Secondo un calcolo compiuto dall'Irsa-Cnr ben il 29%
dell'attuale fabbisogno irriguo del comparto
agricolo potrebbe essere coperto potenzialmente da
acque reflue recuperate e questa percentuale
potrebbe crescere fino al 36% nel sud del paese.
Comunicato stampa Ministero dell'Ambiente
Su questo argomento
vedi anche:
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