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Giornata dell'Acqua: la situazione italiana in otto punti, dolenti

 

Presentato recentemente il primo Rapporto nazionale sull'acqua. Il dossier firmato dall'economista Riccardo Petrella e curato dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell'Acqua si compone di settanta pagine di dati, descrivendo un paese sprecone e allo stesso tempo assetato. E indica in otto punti i mali dell'acqua in Italia.

1. La povertà di conoscenze adeguate e aggiornate riguardo la qualità delle acque, i rilevamenti delle sorgenti sotterranee, l'inquinamento. Si conosce poco anche dello stato delle fognature.

2. Un terzo degli italiani non gode di un accesso regolare e sufficiente all'acqua potabile, pur essendo l'Italia il paese EU con il consumo di acqua pro capite più alto (78 mcubi/anno/abitante)

3. Solo il 40% degli italiani bevono acqua di rubinetto, ma sono i primi consumatori di acque minerali al mondo, pur essendo un litro di queste ultime, tremila volte più caro dell'acqua di acquedotto (una lira e ottanta centesimi al litro contro le 2800 lire delle acque imbottigliate); e molto meno salutare, malgrado le comunicazioni pubblicitarie.

4. Il degrado del patrimonio idrico del paese non cessa di aggravarsi. Il 30% degli abitanti vivono in capoluoghi che non hanno un sistema di depurazione; sono rare le città meridionali dove la depurazione supera il 25% delle acque reflue.

5. Sprechi dovuti all'incuria del sistema idrico. Il 30% in media delle acque (ma in certe zone anche il 50%) si disperde delle condutture. Lo spreco nei consumi domestici è elevatissimo.

6. La politica ha lasciato sussistere una grande frammentazione nella gestione dell'acqua (8mila comuni) e non ha mai applicato la legge Galli (n.36/1994) che mirava a rendere più efficace la gestione delle risorse idriche. Invece ha scelto la via della privatizzazione.

7. Moltiplicazione ed intensificarsi di conflitti "locali". Come quello che oppone la regione Molise e la regione Puglia, la questione dell'acquedotto pugliese; le tensioni intorno la privatizzazione del capitale delle società pubbliche; le proteste contro progetti di trafori e discariche inquinanti.

8. Quasi nullo il peso dell'Italia sulla politica europea, mediterranea e mondiale dell'acqua. E' infatti assente dalle quattro grandi istituzioni che attualmente delineano gli orientamenti e le scelte prioritarie della politica mondiale sull'acqua, e cioè il World Water Council, il Global Water Partnership, la World Commission in Water, il World Water Assessment Programme. 

Secondo il Rapporto le causa principale del degrado e del fallimento della gestione del "sistema acqua" in Italia è da attribuirsi alle Istituzioni che deliberatamente hanno perso potere nei confronti del crescente potere dei grandi utilizzatori e "produttori" di acqua, il sistema industriale e le società di acque minerali. L'amministrazione della cosa pubblica non si è data i mezzi per esercitare una strategia di azione a lungo termine nell'interesse generale, difendendo invece interessi locali e settoriali. E' dunque la politica la principale imputata per lo spreco di acqua, alla quale il Rapporto rivolge l'accusa di "non aver creduto nell'investimento pubblico come principale motore del capitale sociale comune e dei servizi essenziali al vivere insieme". Pesa, inoltre, l'inadempienza sistematica nei confronti di leggi e misure eppure approvate dal Parlamento. Insomma, il primo Rapporto sull'acqua in Italia è anche una dura critica alle istituzioni per aver "abbandonato il concetto - e nelle pratiche corrispondenti - di "res publica" e di "bene comune"" che così da vicino riguarda anche la gestione e la tutela del patrimonio comune "acqua". 
Fonte : Vita

Su questo argomento vedi anche:

Giornata mondiale dell'acqua
Give water
Acqua. Legambiente: le sorgenti? Sono piu' inquinate dei fiumi
Greepeace analizza le acque potabili italiane

 

 

 


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