L'American Heart Association lega l'assunzione di zuccheri aggiunti all'aumento di peso e raccomanda di diminuirne il consumo quotidiano fino ad un massimo di 100 kcal per le donne e 150 kcal per gli uomini.
Alcuni esperti ritengono che la categoria degli zuccheri rappresenti il principale responsabile dell'epidemia mondiale di obesità e di diabete, soprattutto a causa degli attuali livelli di consumo di fruttosio.
Il fruttosio è due volte più dolce del glucosio e la maggior parte dei dolcificanti contiene normalmente una quantità pressoché
uguali dei due. Nonostante la somiglianza chimica, le due sostanze vengono metabolizzate in modi molto diversi e queste differenze hanno recentemente destato preoccupazioni.
Quando si assume, il glucosio stimola energicamente la secrezione di insulina, promuovendo la sintesi del glicogeno nel fegato e l'assorbimento del glucosio nei tessuti del corpo.
Per contro, il fruttosio non provoca direttamente la secrezione di insulina ed è assorbito quasi esclusivamente dal fegato. Inoltre, diversamente dal glucosio, il metabolismo del fruttosio non è strettamente regolato dallo stato energetico delle cellule del fegato.
Di conseguenza, il fruttosio viene sottoposto rapidamente
a glicolisi, alimentando nuova lipogensi a determinate condizioni.
Questi lipidi appena sintetizzati possono accumularsi localmente
contribuendo a creare il cosiddetto fegato grasso ed una resistenza epatica all'insulina, o possono diffondersi incrementando i trigliceridi nel siero, una resistenza sistemica all'insulina
e la deposizione di grasso nei tessuti adiposi.
Il metabolismo del fruttosio può poi anche modificare i parametri di trasmissione dei segnali del fegato coinvolti nelle infiammazioni e stimolare la produzione di acido urico contribuendo così all'ipertensione ed alla disfunzione endoteliale.
Mangiare molta
frutta fresca, invece, non rappresenta un pericolo, probabilmente perchè la digestione della frutta fresca avviene in modo molto più lento rispetto a quella delle bevande zuccherate, generando concentrazioni di fruttosio che non superano la capacità epatica di metabolizzarle.
Benché le fibre solubili aiutino a ridurre i tassi di assorbimento degli zuccheri nel tratto digestivo (principalmente
aumenta la viscosità luminale), la forma fisica e la struttura cellulare della frutta intera probabilmente hanno un effetto maggiore, sequestrando gli zuccheri dalla superficie assorbente dell'intestino tenue.
E poi l'alto contenuto di micronutrienti e di antiossidanti della frutta potrebbe
proteggere contro l'infiammazione epatica e la resistenza sistemica all'insulina.
Pochi studi moderni hanno paragonato gli effetti sul
lungo termine di glucosio, fruttosio e dell'amido in condizioni fisiologicamente adeguate e questa ricerca diventa fondamentale.
Da tutto ciò possiamo sintetizzare tre considerazioni:
Prima: il fruttosio nella sua naturale forma primaria, che è la frutta non lavorata, non è associato con effetti avversi, nei limiti del consumo umano.
Seconda:
l'eccessiva assunzione di zuccheri raffinati ha un ruolo significativo nell'epidemia di obesità e nelle
patologie collegate, anche per le grandi quantità di fruttosio assorbito in poco tempo che può sovraccaricare i processi biochimici del fegato.
Terza: anche le forme di glucosio assorbito rapidamente, presenti sia negli zuccheri che negli amidi ad alto indice glicemico, contribuiscono
decisamente allo sviluppo di queste patologie, specialmente se consideriamo il maggior contributo calorico.
Quindi la raccomandazione di rimpiazzare il fruttosio con il glucosio manca di supporti evidenti. Lo sforzo per la salute
pubblica dovrebbe invece essere indirizzato verso una riduzione di tutti i carboidrati ad alto indice glicemico, molto lavorati, e non solo verso gli zuccheri raffinati.
Per saperne di più
Examining the Health Effects of Fructose
(MDN)
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