Ma la salute degli inceneritori e dell'ambiente a
loro vicino è decisamente peggiore in Francia.
Questa volta i fatti sono molto più recenti e molto
più gravi; interessante notare la scarsa attenzione
data dalla stampa italiana a questi fatti, accaduti
a pochi chilometri di distanza dalla Val D'Aosta
Nel 1998, la tutela del buon nome del "camembert" ha
decretato la fine di due inceneritori, nel nord
della Francia. La loro colpa è stata quella di aver
contaminato di diossine i pascoli tutt'intorno e, di
conseguenza, il latte delle mansuete ed ignare
mucche che pascolavano su quei prati. A fronte di
una concentrazione media di diossine pari a 1,3
picogrammi/grammo di grasso nel latte raccolto in
zone agricole francesi, il latte prodotto dalle
mucche che pascolavano sotto vento a questi due
impianti è risultato contaminato da più di 5
picogrammi / grammo (pari al limite massimo ammesso
dalla normativa francese).
Ma quest'episodio è stato la classica punta
dell'iceberg. Man mano che si accumulavano i dati
sulla concentrazione di diossine nei fumi dei 161
impianti d'incenerimento operanti in Francia, alla
fine del Gennaio 2002, si constatava che ben 43 di
questi, (il 27 %) , non rispettava il limite di
emissioni di diossine.
La situazione più drammatica si registrava, nel
corso del 2001, ad Albertville, nell' alta Savoia ,
a circa 50 chilometri da Chambery.
In questo caso, nel latte di decine di mucche si
riscontrano mediamente 24 picogrammi di diossine per
grammo di grasso, con punte di 70 picogrammi.
Il 27 Ottobre del 2001, a seguito di queste misure
l'impianto d'incenerimento, realizzato nel 1985,
veniva chiuso.
Le ulteriori analisi confermavano che la
contaminazione interessava un'area molto vasta. Il
latte di otto produttori, con una contaminazione di
diossine superiore a 10 picogrammi, veniva distrutto
e il formaggio da loro prodotto ritirato dal
commercio. Alla fine di Novembre i controlli
verificavano che sono circa 200 i proprietari di
bovini, ovini e caprini toccati in modo
significativo dall'inquinamento. E' vietata la
vendita di latte e di uova. E la produzione di
11.000 litri di latte al giorno deve essere
distrutta. Anche la carne risulta contaminata e alla
fine si deciderà di abbattere 5000 animali
d'allevamento.
Gli indennizzi agli allevatori sono valutati
nell'ordine di 60/70 milioni di franchi (9-12
milioni di euro)!
Invece, la più lunga tradizione d'incenerimento
rifiuti è quella del Principato di Monaco, dove
opera uno dei più antichi impianti d'incenerimento
del mondo. In base a quanto riportato nel numero del
5 Settembre, 1999 di " Ingegneri della Liguria" il
primo impianto di Montecarlo risale addirittura al
1898. Tuttavia, per evitare il ridicolo, invitiamo
tutti i numerosi estimatori di quest'impianto a non
citarlo più come esempio di convivenza tra
inceneritori e centri urbani, perché il venerando
impianto è a misura del numero di sudditi di Sua
Maestà Ranieri (30.000 persone) e quindi tratta solo
60 "misere" tonnellate di rifiuti il giorno (per
Genova si propone un impianto di oltre 800
tonnellate il giorno).
Peraltro, nel Febbraio del 1996, i Monegaschi che
abitavano intorno a quest'inceneritore devono aver
ringraziato il cielo per avere sotto casa un
impianto così piccolo, perché altrimenti, sarebbero
state molto più di diciannove le persone costrette
al ricovero ospedaliero a causa di una nube tossica
sprigionatasi dall'impianto (Secolo XIX, 1 Febbraio
1996).
(continua)
Su questo argomento
vedi anche:
Salute umana VS inceneritori
Legambiente: il 30% dei rifiuti
italiani non si sa dove va a finire
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