Uno dei più ambiziosi obiettivi delle neuroscienze riguarda la plasticità del cervello e la possibilità di intervenire a seguito di lesioni celebrali. Va in questa direzione la scoperta di un gruppo di ricercatori coordinato da Tommaso Pizzorusso, docente dell'università di Firenze, che studiando la corteccia visiva ha individuato un fattore chiave implicato nei processi di modificazione del cervello.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull'ultimo numero di 'Nature
Neuroscience'.
E' noto da molto tempo che durante lo sviluppo del cervello fino alla fase adulta la formazione delle connessioni cerebrali è particolarmente influenzabile dall'esperienza, tuttavia ancora molto poco si sa di come gli stimoli esterni riescono a incidere sullo sviluppo delle connessioni tra i neuroni.
Pizzorusso e i colleghi dell'Istituto di neuroscienze di Pisa e della Scuola Normale Superiore di Pisa, Paola Tognini, Elena Putignano e Alessandro Coatti, hanno individuato nel miR132, un microRna prodotto dai neuroni, un importante mediatore della plasticità cerebrale, ovvero un fattore capace di far crescere - o perdere - le sinapsi fra le cellule del tessuto nervoso.
"I microRna sono molecole scoperte relativamente di recente - ricorda Pizzorusso, associato di psicobiologia e psicologia fisiologica - che agiscono andando a modulare la produzione di altri fattori proteici e il cui coinvolgimento nella plasticità cerebrale non era stato finora mai evidenziato. I risultati hanno dimostrato che la quantità di miR132 presente nella corteccia visiva in sviluppo è regolato dalla stimolazione visiva e che variazioni della quantità di miR132 si riflettono in una variazione della plasticità dei circuiti neuronali della corteccia cerebrale visiva.
"La scoperta - confida lo scienziato - guiderà futuri studi che individueranno tra i bersagli del miR132 altri importanti fattori molecolari coinvolti nella plasticità cerebrale. Identificare questi fattori è un prerequisito fondamentale per delineare strategie farmacologiche capaci di promuovere la plasticità cerebrale in tutti i casi, come ad esempio nel declino cognitivo o per potenziare gli effetti della riabilitazione a seguito di lesioni cerebrali, in cui favorire la plasticità potrebbe avere effetti favorevoli nei pazienti".
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