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Perchè alcuni ricordano i sogni ed altri no? (18/02/2014)

Alcuni ricordano regolarmente i propri sogni, mentre altri non ne ricordano quasi mai. Perrine Ruby, ricercatrice Inserm al centro di ricerca neuroscientifica (Inserm/CNRS/Université Claude Bernard Lyon 1), ha affrontato l'argomento studiando l'attività cerebrale di questi due tipi di sognatori per cercare di comprendere le differenze tra di essi.
In uno studio pubblicato sul giornale Neuropsychopharmacology, i ricercatori hanno mostrato che nei sognatori che ricordano i sogni la giunzione temporo-parietale del cervello, un'area coinvolta nella elaborazione delle informazioni,è più attiva. La maggiore attività potrebbe facilitare l'attenzione nei confronti degli stimoli esterni, promuovendo momenti di veglia durante il sonno e facilitando la registrazione nella memoria.

La scoperta spiegata in video ( subtitles in english ):

 

Per i ricercatori che studiano le differenze tra persone che ricordano molti sogni e persone che ne ricordano pochissimi, la ragione dell'esitenza dei sogni rimane un mistero.

In uno studio del gennaio 2013, pubblicato sul giornale Cerebral Cortex, Perrine Ruby osservava che chi si ricorda i sogni si sveglia un numero doppio di momenti durante il sonno ed ha un cervello più reattivo agli stimoli uditivi durante sonno e veglia.
Questa maggiore reattività cerebrale potrebbe stimolare dei risvegli durante la notte, facilitando la memorizzazione dei sogni durante i brevi momenti di vigilanza.


Giunzione temporo-pairetale (TPJ) © Perrine Ruby / Inserm

Il neuropsicologo sudafricano Mark Solms aveva osservato in alcuni studi che lesioni in due aree del cervello rendevano il ricordo dei sogni impossibile.

Nel nuovo studio i ricercatori hanno cercato di identificare le aree che differenziavano i due gruppi di persone, utilzzando la pet, tomografia ad emissione di positroni.
Sono stati controllati sia durante il sonno che da svegli 41 volontari divisi in 2 gruppi, 21 che ricordavano i sogni mediamente per 5,2 volte alla settimana, e 20 che li ricordavano mediamente 2 volte al mese.
Il primo gruppo ha mostrato, sia da sveglio che nel sonno, una maggiore attività cerebrale spontanea nella corteccia prefrontale mediale (mPFC) che nella giunzione temporo-parietale (TPJ), un'area coivolta nell'orientamento dell'attenzione verso gli stimoli esterni.

Per maggiori informazioni
Institut national de la santé et de la recherche médicale - Inserm

Marco Dal Negro

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