Il progetto Ocp (Oleoducto Crudos Pesados) per la
costruzione di una condotta petrolifera di 500
chilometri, dalla foresta amazzonica all'Oceano
Pacifico, è una minaccia per l'ambiente, per gli
Indios e per l'economia del Paese. E' quanto
sostengono gli Amici della Terra ed altre
organizzazioni ambientaliste che a Roma hanno
lanciato la campagna nazionale per fermare i
finanziamenti per la realizzazione dell'oleodotto:
circa 900 milioni di euro raccolti da un consorzio
capeggiato da una banca tedesca, la Westdeutsche
Landesbank, con il coinvolgimento di un istituto
bancario nostrano, la Banca Nazionale del Lavoro.
Numerose le obiezioni sollevate dalle popolazioni
locali, i cui territori sono già attraversati da un
oleodotto responsabile di numerosi sversamenti e
della perdita di vite umane, e dagli ecologisti.
Prima fra tutte: la mancanza di un adeguato studio
di valutazione dell'impatto ambientale (le condotte
dovrebbero attraversare tutti gli ecosistemi del
Paese, comprese aree sorgive, zone sismiche e
idrogeologicamente instabili), tanto che, per
questo, il progetto ha ricevuto persino la
bocciatura della Banca Mondiale, e la pericolosa
vicinanza del tracciato a villaggi e centri urbani.
Non solo: la costruzione dell'oleodotto presuppone
un raddoppio della produzione petrolifera
dell'Ecuador, già ora il sesto esportatore del
mondo, e dunque l'apertura di nuovi pozzi anche in
zone protette, l'aumento dell'inquinamento
atmosferico e dei conseguenti danni sanitari alla
popolazione. Dulcis in fundo, l'oleodotto rischia di
essere una vera bufala per l'economia del Paese, che
potrebbe trovarsi a dover sostenere l'inesorabile
aumento dei costi di realizzazione, già lievitati
dai circa 400 milioni di euro del '99 a più di un
miliardo.
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