I quantitativi di materiali contenenti amianto
ancora presenti sul territorio italiano si aggirano
intorno ai 32 milioni di tonnellate, per un totale
di 8 milioni di metri cubi. A fornire questa
drammatica stima è il Consiglio Nazionale delle
Ricerche (CNR) che a 10 anni dalla legge 257/92 ha
organizzato a Roma un incontro per fare il punto
della situazione
Greci e romani ne facevano abbondante uso,
ignorandone la pericolosità. Oggi il problema
dell'amianto è riuscire a smaltirlo, visto che sulla
nocività di questo materiale "incorruttibile,
inestinguibile e resistente al fuoco" non ci sono
più dubbi. Un problema grave, se si considera che
sul territorio italiano ci sono ancora 2,5 miliardi
di metri quadri di coperture di eternit pari a 32
milioni di tonnellate di cemento amianto e molte
tonnellate di amianto friabile, per un totale di
amianto puro di circa 8 milioni di mc, di cui l'80%
crisotilo e il 20% altri minerali.
A lanciare l'allarme è un convegno promosso dal
Consiglio Nazionale delle Ricerche nell'ambito dei
lavori della Commissione di Studio per il
coordinamento delle iniziative del CNR nel campo
dell'amianto e della sua dismissione e sostituzione:
"Era assolutamente necessario - spiega Anna Marabini,
coordinatrice della Commissione - analizzare quanto
resta da fare in Italia a 10 anni dall'approvazione
della legge 257/92, che lo ha messo al bando, perché
la situazione è ancora a rischio. L'amianto ha
infatti determinato un forte incremento delle
malattie respiratorie quali asbestosi, mesotelioma
pleurico e carcinoma, polmonari e bronchiali: questi
ultimi, in particolare sono oltre 1500/anno e si
presume aumenteranno fino a 20-30.000 nei prossimi
cinque anni tra le persone precedentemente esposte
nell'ambiente di lavoro o nell'ambiente di vita".
Quando ancora non se conoscevano le conseguenze
dannose, l'amianto è stato usato in maniera
indiscriminata: basti pensare che entra nella
composizione di oltre 3000 prodotti, alcuni di uso
molto comune come tramezzi, tetti, condutture di
acqua potabile, intercapedini e stucchi, mastici,
sigillanti, pasticche dei freni, corde e tessuti.
Una situazione che coinvolge tutto il territorio
nazionale, con punte in Piemonte (regione che ha
registrato negli anni la maggiore produzione europea
di amianto) e in Val d'Aosta, così come in molti
poli industriali delle grandi città e in quelli
dismessi dove esistevano impianti della Società
ETERNIT.
"Per fortuna - sottolinea la Marabini - esistono
procedure di rimozione, impianti di smaltimento e
processi chimico-fisici di trattamento, ma occorre
un grande sforzo congiunto del sistema ricerca e
delle industrie per procedere alla sperimentazione e
industrializzazione di processi di inertizzazione e
riciclo dei materiali contenenti amianto e alla
progettazione mirata di quelli sostitutivi innocui
ed economicamente commerciabili".
Comunicato stampa CNR
Su questo argomento
vedi anche:
Allarme amianto: 500 mila persone a
rischio
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