"Nei prossimi trent'anni, più del 70 per cento delle
terre emerse potrebbe risultare seriamente
danneggiato da strade, città e altre infrastrutture
se azioni decisive non verranno immediatamente
intraprese". Così hanno esordito gli esperti di
questioni ambientali dell'Onu presentando, lo scorso
22 maggio, Geo-3 (Global Enviroment Outlook), terzo
rapporto sull'ambiente redatto dall'Unep (United
Nations Enviroment Programme). Diffuso
contemporaneamente a Londra e a Nairobi, lo studio
presenta una mole di dati senza precedenti, raccolta
grazie alla collaborazione di una rete di circa 1000
centri di ricerca in tutto il mondo. Ma la novità è
anche un'altra: per la prima volta il rapporto non
si limita ad analizzare il presente ma si spinge sul
terreno dei pronostici proiettando i dati relativi
agli ultimi tre decenni sul periodo 2002-2032. E il
quadro che ne emerge non è certo confortante. Già
oggi c'è poco da stare tranquilli. Il progressivo
degrado ambientale di molte aree del mondo e
l'aumento, almeno apparente, in intensità e
frequenza dei disastri naturali hanno incrementato
vertiginosamente la vulnerabilità delle popolazioni
umane. Nel 1990, ben 211 milioni di persone hanno
subito le conseguenze di disastri ambientali, contro
i 147 milioni del 1980. Anche le calamità legate a
fenomeni meteorologici figurano in netto aumento,
secondo molti esperti a causa dei cambiamenti
climatici innescati dalle attività umane. E sempre
allo scadimento delle condizioni ambientali va
imputato, secondo gli autori del rapporto, il 25 per
cento delle malattie prevenibili, infezioni
intestinali e polmonari in testa. Impressionanti
anche i dati sullo stato delle acque: circa la metà
dei fiumi sono seriamente inquinati mentre il 60 per
cento dei 227 maggiori corsi d'acqua del pianeta è
stato danneggiato dalla presenza di dispositivi di
pompaggio. Un sacrificio questo che, se da un lato
ha consentito un miglioramento delle rese agricole e
della produzione di elettricità, ha anche
radicalmente abbassato il livello delle falde in
alcune regioni dell'India, della Cina e dell'Asia
occidentale. Senza dimenticare che alla metà dello
scorso decennio, 80 Paesi, cui corrisponde il 40 per
cento della popolazione della Terra, hanno
affrontato seri problemi dovuti alla mancanza
d'acqua. Appena il tempo di tirare un lieve sospiro
di sollievo grazie ai dati sulla fame nel mondo
(stimata in diminuzione) che si è riassaliti dallo
sconforto: l'estensione delle foreste, circa un
terzo delle terre emerse, è diminuita del 2,4 per
cento dal 1990. Particolarmente critica la
situazione in Africa dove nello scorso decennio sono
scomparsi 52,6 milioni di ettari di foreste. Dalla
deforestazione del territorio dipende poi la
precaria condizione di molte specie animali: il 12
per cento degli uccelli e circa un quarto dei
mammiferi sono oggi dichiarati in pericolo di
estinzione.
Fonte: Galileo
Su questo argomento vedi anche:
UNEP. Conferenza mondiale contro inquinamento marino
Rapporto UNEP - più fondi ai polmoni verdi della
terra
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