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Sessualità

a cura di Marco Dal Negro

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Hanno più rapporti sessuali le coppie con ruoli tradizionali nei lavori domestici (12/05/2013)

Le coppie sposate che hanno diviso in modo tradizionale i compiti che riguardano i lavori di casa hanno un'attività sessuale maggiore rispetto a quelle nelle quali i compiti sono più condivisi. Lo sostiene uno studio dei sociologi della University of Washington.


Altri studi hanno trovato che i mariti che facevano più lavori domestici facevano anche più sesso, cosa che implica una sorta di scambio lavori contro sesso. Ma questi studi non sono entrati nel dettaglio di quali lavori facessero i mariti.

Questo nuovo studio, pubblicato a febbraio 2013 sull'American Sociological Review, mostra che il sesso non è moneta di scambio, ed anzi è legato a quale tipo di compiti ciascun coniuge svolge.

Le coppie che seguono i canoni di genere tradizionali americani, nelle quali, in casa, le mogli cucinano puliscono e fanno la spesa, ed i mariti fanno i lavori di manutenzione di casa, giardino ed automobile, riportano rapporti sessuali più frequenti.

Julie Brines, professoressa associata di sociologia alla University of Washington sostiene che i risultati della ricerca mostrano che il genere organizza ancora molto la vita quotidiana nel matrimonio, ed in particolare sembra che le identità di genere che marito e moglie esprimono con le faccende di cui si occupano tutti i giorni, contribuiscano a strutturare i comportamenti sessuali.

Sabino Kornrich, principale autore della ricerca invita i maschi a non usare quanto appena detto come alibi per non cucinare, pulire fare la spesa o altri compiti perché ciò potrebbe far crescere la conflittualità all'interno del matrimonio facendo diminuire la soddisfazione maritale della moglie.
Sabino Kornrich, ex-studente alla University of Washington ora è ricercatore all'Instituto Juan March de Estudios e Investigaciones di Madrid, Spagna.

I risultati dello studio vengono da una indagine nazionale cui hanno partecipato 4.500 coppie eterosessuali U.S. che hanno partecipato alla Survey of Families and Households. I dati sono stati raccolti tra il 1992 ed il 1994, ed è, purtroppo, la più recente indagine su larga scala disponibile, che ha misurato la frequenza dei rapporti sessuali nelle coppie sposate. Secondo Julie Brines è comunque improbabile che la suddivisione dei compiti domestici ed il sesso siano cambiati molto da allora. L'indagine, in questo studio, non comprendeva la cura dei bambini.

E' emerso che i mariti, di età media di 46 anni, e le mogli, di età media di 44, passavano complessivamente 34 ore alla settimana occupandosi delle faccende domestiche femminili e dedicavano altre 17 ore alla settimana in faccende ritenute maschili.

i maschi svolgevano 1/5 delle faccende femminili e poco più di metà di quelle maschili. Da cui deduciamo che le mogli aiutavano i mariti molto più di quanto questi facessero con le mogli.

Uomini e donne hanno riportato di avere avuto rapporti sessuali mediamente 5 volte al mese, prima dell'indagine. Ma per quanto riguarda i matrimoni più tradizionalisti nei quali la donne facevano da sola tutte le faccende femminili, riportavano rapporti sessuali 1,6 volte al mese di più rispetto alle coppie nelle quali il marito faceva tutte le faccende femminili.

Julie Brines, che è una esperta di dinamiche familiari e dinamiche dei compiti domestici sostiene di non essere rimasta sorpresa del rapporto tra suddivisione dei lavori ed attività sessuale, ma piuttosto di quanto fosse forte il rapportolegame con la frequenza dei rapporti.

Ecco altre possibili spiegazioni per quanto emerso dallo studio:

L'eventuale atteggiamento coercitivo dei mariti non ha avuto un peso nei risultati perché le mogli hanno riportato livelli simili di soddisfazione nella propria vita sessuale sia nei casi di suddivisione tradizionale che in in quelli di suddivisione non tradizionale dei compiti.

Le famiglie con due redditi avevano modelli comparabili di frequenza sessuale e di divisione di incombenze con quelli dei nuclei nei quali le moglie non lavorava fuori casa. Analogamente il reddito della moglie non era correlato alla frequenza dei rapporti sessuali della coppia.

Altre variabili come la felicità nel matrimonio, la religione e le idee riguardo al genere non hanno avuto un peso.

La conclusione di Julie Brines è che certamente il matrimonio non è più quello di 30 o 40 anni fa, ma ci sono cose che rimangono importanti. Sesso e faccende domestiche sono ancora aspetti fondamentali della vita condivisa ed ambedue sono collegati con la soddisfazione maritale e con il modo con cui le spose esprimono la propria identità di genere.

Un'osservazione su questa ultima considerazione di Julie Brines: l'espressione della propria identità di genere femminile può passare anche per sentirsi capaci di rendere sessualmente felice il proprio compagno (cosa che succede anche per lui nei confronti di lei). Se vi è stima reciproca, avere rapporti frequenti e soddisfacenti è anche un modo per rafforzare il legame familiare e, come dicevano una volta, tenersi stretto il marito. Ed il discorso potrebbe essere molto più complesso e sfaccettato, ma per ora fermiamoci qui, ai risultati di questa ricerca targata U.S..

Ha collaborato come co-autrice anche Katrina Leupp, dottoranda alla University of Washington.

Per saperne di più
http://www.washington.edu/

American Sociological Review Online
Egalitarianism, Housework, and Sexual Frequency in Marriage

Marco Dal Negro