Uno studio condotto al Brain & Spine Institute (ICM) da ricercatori dell’Inserm, del CNRS e della Sorbonne Université ha stabilito che l’anatomia del cervello condiziona la capacità di decidere cosa mangiare.

La capacità di seguire una dieta sana ed equilibrata varia molto da persona a persona.

Da un punto di vista cognitivo prendere una decisione passa almeno da due processi: il primo consiste nell’attribuire un valore a ciascuna delle opzioni disponibili.

Ad esempio nel caso del cibo a determinarne il valore possono essere il sapore o le qualità nutritive.

Il secondo processo nel nostro cervello consiste nell’analizzare il valore attribuito a ciascuna opzione in modo da scegliere la migliore, cioè l’alimento cui attribuiamo il valore maggiore.

Per spiegare come queste decisioni vengono prese nel cervello, un gruppo composta da Liane Schmidt, ricercatrice dell’Inserm, Hilke Plassmann, Anita Tusche del California Institute of Technology (USA), Cendri Hutcherson della University of Toronto (Canada) e Todd Hare della University of Zurich (Switzerland) hanno messo insieme i dati relativi alle immagini prese da quattro studi sulle scelte alimentari.

In tre di questi studi i particepanti hanno svolto il medesimo compito che comprendeva il valutare il proprio appetito di specifici alimenti in base a 3 criteri: gusto degli alimenti, i benefici per la salute ed i gusti delle persone.

I partecipanti avrebbero potuto basare la propria scelta sul gusto o sul valore nutrizionale.

Nel quarto studio ai partecipanti è stato chiesto di utilizzare un metodo a loro scelta (risparmiare denaro, mangiare biologico o perdere peso) al fine di ridurre il desiderio di prodotti gustosi privi di valore nutrizionale.

Liane Schmidt, principale autrice e ricercatrice di Inserm, a proposito di quest’ultimo studio specifica che “ha comportato una strategia di controllo più flessibile, non specificamente focalizzata sugli attributi del gusto o della salute, ma sui vari mezzi per distaccarsi da un alimento o per resistere al desiderio”.

La chiave per comprendere i meccanismi è stata trovata nelle veriazioni di materia grigia nel cervello dei partecipanti, grazie all’analisi delle immagini dei primi tre studi.

Ne è risultato un rapporto tra le scelte alimentari e la quantità di materia grigia in due regioni del lobo frontale: la corteccia prefrontale dorsolaterale (dlPFC), cui fanno capo i processi decisionali e la corteccia prefrontale ventromediale (vmPFC), che è responsabile dell’attribuzione dei valori.

Ad una maggiore quantità di materia grigia in queste regioni è corrisposto un maggior appetito nei confronti dei cibi considerati sani.

I ricercatori quindi hanno ipotizzato la possibilità di predire le scelte alimentari della persone verificando la quantità di materia grigia presente nelle due aree indicate.

Per saperne di più
JNeurosci
Neuroanatomy of the vmPFC and dlPFC predicts individual differences in cognitive regulation during dietary self-control across regulation strategies
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ICM
Brain & Spine Institute
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Inserm
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Cnrs
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Sorbonne Université
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Marco Dal Negro
Antonio Turetta

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