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Scoperto come cambia l'attività cerebrale quando l'anestesia produce incoscienza (20/11/2012)

 

Finalmente è stato trovato un modo per sapere esattamente quando una persona in anestesia totale perde conoscenza. E' stato identificato uno schema dell'attività cerebrale che permette di sapere se il paziente è presente e conscio o privo di coscienza.

Potendo seguire con precisione l'attività dell'anestetico, la scoperta permetterà di dosarlo in modo sempre più appropriato, evitando sia risvegli anticipati che dosaggi troppo alti.
Anche se lo studio ha riguardato un solo anestetico, il propofol, i ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) e del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ritengono che quanto scoperto sarà applicabile anche agli altri farmaci utilizzati per ottenere l'anestesia generale.

Patrick Purdon, PhD uno dei principali autori della ricerca apparsa sulla rivista PNAS Plus, spiega che il meccanismo grazie al quale l'anestetico porta all'incoscienza rimane uno dei principali misteri scientifici perciò la scoperta è molto importante, perchè propone uno specifico meccanismo di azione del propofol, uno degli anestetici più utilizzati.
Il modello identificato mette in evidenza un nuovo stato del cervello, nel quale i neuroni di diverse aree sono disattivati in tempi diversi rendendo impossibili le comunicazioni tra le diverse regioni.

La corrente ipotesi sulla natura dell'incoscienza è che rappresenta una interruzione delle comunicazioni all'interno del cervello. Gli studi realizzati sugli effetti dell'anestesia generale negli animali non possono determinare con precisione quando avviene la perdita della coscienza.

Questo studio ha misurato l'attività di singoli neuroni e di circuiti neuronali in tre pazienti cui erano stati precedentemente impiantati alcuni elettrodi nel cervello per aiutare a diagnosticare l'epilessia. All'inizio delle procedure chirurgiche necessarie alla rimozione degli elettrodi, ai pazienti è stato domandato di premere un bottone ogni volta che avessero sentito un suono che veniva generato ogni quattro secondi.
Quando un paziente non rispondeva per due suoni consecutivi, il periodo temporale di cinque secondi delimitato dai due suoni mancati veniva identificato come il momento in cui si aveva la perdita della coscienza.

La misura dell'attività dei singoli neuroni mostrava una caduta nell'attività complessiva, ma non prima di 30 secondi dopo la perdita dello stato di coscienza, momento che coincideva con un cambiamento nella struttura complessiva dell'attività cerebrale.
Mentre l'attività elettrica nel cervello conscio appare disorganizzata, senza regole evidenti, nel momento in cui i partecipanti hanno perso conoscenza l'attività dei loro cervelli ha cominciato a mostrare delle oscillazioni regolari tra stati di attivazione e stati di disattivazione.

Laura Lewis, una coordinatrice dello studio e l'autrice della relazione, spiega che la i periodi di disattivazione dell'attività cerebrale avvenivano in tempi diversi, in aree diverse, rendendo impossibili le comunicazioni.
Mentre questo schema di oscillazioni è stato osservato in esseri umani addormentati o sotto anestesia, questo è il primo studio che ha studiato e verificato l'attività neuronale proprio nel passaggio dallo stato di coscienza a quello di incoscienza.
In precedenza i parametri delle onde cerebrali e la fisiologia cerebrale che indicavano lo stato di incoscienza erano incerti, per cui gli anestesisti non avevano una strada maestra per seguire lo stato cerebrale durante l'anestesia generale. Ora che è stato identificato un marcatore fisiologico associato con l'incoscienza, sarà possibile sviluppare dei sistemi che permettano di sapere in tempo reale se il paziente è cosciente oppure no, di scegliere il farmaco migliore per ogni paziente e di dosarlo in modo appropriato.

Per trovare i nomi degli altri ricercatori che hanno partecipato allo studio, oltre a quelli gia citati, potete aprire la pagina inglese di questa notizia.

Per saperne di più
Massachusetts General Hospital

( MDN )


L'armadietto omeopatico casalingo
(del Dott. Turetta)
Quali sono i problemi o le disfunzioni che possono giovarsi di un intervento omeopatico d'urgenza e, di conseguenza, come dovrebbe essere un ideale armadietto medicinale omeopatico casalingo.


 

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