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Depressione e genetica: scoperti nuovi legami con il glutammato (15/11/2012)

Un nuovo approccio ha evidenziato il rapporto tra la depressione ed alcune varianti di un gruppo di geni coinvolti nella trasmissione di segnali del glutammato, un neurotrasmettitore.
Secondo un nuovo rapporto, pubblicato su Translational Psychiatry, un farmaco che operasse sul glutammato potrebbe riuscire a contrastare la depressione in modo molto più efficace di quanto fatto non avvenga ora con i farmaci antidepressivi.

IJordan Smoller, MD, ScD, direttore della Psychiatric and Neurodevelopmental Genetics Unit del Massachusetts General Hospital (MGH) Department of Psychiatry, autore anziano dello studio, spiega che invece di ricercare una variazione del DNA alla volta i ricercatori hanno considerato gruppi di geni con percorsi analoghi ed hanno trovato che un gruppo di geni coinvolti nella trasmissione glutammatergica era associato con il rischio di depressione.

La scoperta è particolarmente interessante, in particolare se consideriamo i recenti studi che hanno dimostrato che i farmaci che influiscono sulla trasmissione del glutammato possono avere effetti antidepressivi molto rapidi.

Contrariamente a quanto fatto fino ad ora nella ricerca sulla componente genetica della depressione, la strategia adottata dal gruppo di ricerca composto da studiosi del Broad Institute of MIT and Harvard e di altri centri di ricerca negli U.S., Australia e Olanda, ha adottato una strategia chiamata gene set pathway analysis, cioè basata sull'analisi di gruppi di geni ci percorsi analoghi.

 

Partendo da un gruppo di geni che precedenti studi hanno collegato alla depressione, i ricercatori hanno utilizzato un processo di analisi chiamato text mining per analizzare la letteratura medica alla ricerca di informazioni relative alla funzione biologica dei geni.

Sulla base di questi risultati sono stati individuati 178 percorsi biologici che riguardavano questi geni, ma solo 1 di questi percorsi, quello coinvolto nella trasmissione di segnali neuronali portati dal glutammato è risultato associato in modo significativo al rischio di depressione.

Jordan Smoller continua spiegando che il glutammato è il trasmettitore eccitatorio più ampiamente utilizzato dal sistema nervoso centrale e molti studi sia sugli animali che sugli esseri umani hanno indicato un possibile ruolo nella depressione.

Addirittura recenti studi hanno trovato che la ketamina, una sostanza nota per bloccare un recettore del glutammato, si dimostra avere effetti antidepressivi che sono molto più rapidi di quelli degli antidepressivi tradizionali, che richiedono invece molte settimane per dare i loro frutti.

Nuove ricerche potranno ora confermare queste scoperte e chiarire esattamente come le variazioni nell'azione del glutammato influiscono sui sistemi cerebrali coinvolti nella depressione.

Phil Hyoun Lee, PhD, della MGH Psychiatric and Neurodevelopmental Genetics Unit (PNGU) è l'autore che ha coordinato la ricerca.
Altri co-autori sono Roy Perlis, MD, Richie Siburian, Stephen Haddad, MS, Catherine Mayerfeld e Shaun Purcell, PhD, MGH PNGU; Erroll Rueckert, PhD, MGH Center per Human Genetic Research; Jae-Yoon Jung, PhD, Harvard Medical School; Enda Byrne, PhD, Naomi Wray, PhD e Nicholas Martin, PhD, Queensland Institute of Medical Research, Australia; Andrew Heath, DPhil, Michele Pergadia, PhD e Pamela Madden, PhD, Washington University, St. Louis; Dorret Boomsma, PhD e B.W. Penninx, PhD, VU University, Amsterdam, The Netherlands e Pamela Sklar, MD, PhD, Mount Sinai School of Medicine, New York. Lee, Perlis, Rueckert, Purcell e Smoller sono anche affiliati al Broad Institute. Lo studio è stato finanziato con fondi del National Institute of Mental Health.

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Marco Dal Negro