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Terapia genica efficace per ritrovare la saliva dopo la radioterapia (07/11/2012)

 

LSecondo gli scienziati del National Institute of Dental and Craniofacial Research (NIDCR), che fanno parte dei National Institutes of Health, è possibile attuare in modo sicuro la terapia genica sulle ghiandole salivari umane. Questo è quanto emerge dalla fase I dello studio clinico.

I risultati , pubblicati in questi giorni su Proceedings of the National Academy of Sciences, mostrano anche che il gene trasferito, l'Acquaporina-1, ha il grande potenziale di aiutare nella lotta contro la secchezza cronica della bocca i pazienti sottoposti a radioterapia, legata a cancri della testa e del collo.
L'Acquaporina-1 codifica una proteina che forma, naturalmente, canali porosi per l'acqua nelle membrane delle cellule, per aiutare la rimozione dei fluidi, proprio come avviene quando le ghiandole salivari secernono la saliva nella bocca.

Questi primi risultati rendono chiaro il percorso da seguire nei prossimi studi sulla terapia genica applicata alle ghiandole salivari. Anche se trascurate, da questo punto di vista, le ghiandole salivari rappresentano un ambito ideale per la terapia genica.
Sono facilmente accessibili, ed una volta che il gene viene introdotto non ha una naturale via di fuga verso il sangue, dove potrebbe avere conseguenze indesiderate.

Bruce Baum, D.M.D., Ph.D, principale autore della ricerca, ha dedicato 21 anni alla ricerca sulle ghiandole salivari, dalla ricerca teorica, alla genica, fino alla clinica.
Baum si è sempre sentito frustrato per non potere aiutare sufficientemente i pazienti dopo la radioterapia, quando avevano grossi problemi di bocca secca, di deglutizione, infiammazioni e infezioni.

Nei primi anni 90, quando i primi studi sulla terapia genica entrarono nella fase della ricerca clinica, Baum vide la possibilità di un cambiamento, poi, finalmente, le conferme che vengono dalla ricerca animale sul trasferimento del gene Acquaporina-1 che, una volta espresso, crea nuovi canali per l'acqua nelle cellule impermeabili delle ghiandole salivari, permettendo all'acqua di fluire da queste.
Dopo rigorosi controlli da parte degli NIH e della U. S. Food and Drug Administration, viene lanciato il protocollo della fase I ed i primi pazienti vengono trattati. E' il 2008.

A quel punto gli scienziati somministrano a 11 pazienti oncologici di testa e collo una iniezione del gene Acquaporina-1 direttamente in una delle due parotidi, che sono le più grandi tra le ghiandole salivari. Il gene è impacchettato in una versione resa innocua ed incapace di replicarsi di adenovirus, quello che causa il comune raffreddore, quando non manipolato.
Come normalmente avviene negli studi di terapia genica, il virus viene usato come trasportatore, un cavallo di Troia che  consegna il gene all'interno delle ghiandole salivari.

Il risultato è che 5 degli 11 pazienti hanno un beneficio dal punto di vista della secrezione salivare, così come hanno perso il senso di secchezza della bocca, entro i 42 giorni dello studio.
Degli altri 6 pazienti che non hanno avuto questo beneficio, nessuno ha mostrato seri effetti collaterali, il più diffuso dei quali è stato una minore risposta immunitaria nei confronti dell'adenovirus disabilitato.

Ora la strada è stata aperta Baum invita la ricerca a trovare altri mezzi di trasporto per il gene.

Vedi anche
Radioterapia e saliva nei tumori testa-collo: buone notizie con la IMRT (25/01/2011)

Per saperne di più
http://www.nidcr.nih.gov/

( MDN )


L'armadietto omeopatico casalingo
(del Dott. Turetta)
Quali sono i problemi o le disfunzioni che possono giovarsi di un intervento omeopatico d'urgenza e, di conseguenza, come dovrebbe essere un ideale armadietto medicinale omeopatico casalingo.


 

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