I farmaci oncologici orali che mirano a specifici enzimi chiave delle cellule tumorali, hanno fatto fare grandi passi in avanti alle terapie oncologiche, liberando molti pazienti da lunghe trasfusioni nei centri, per ricevere i trattamenti chemioterapici.
Una nuova ricerca, però, ha trovato che dal 23% al 74% dei pazienti che seguono la terapia oncologica orale con uno di nove specifici prodotti,
assume anche altri farmaci che, potenzialmente, ne riducono sensibilmente l'efficacia o ne aumentano la tossicità.
Lo studio del Medco Research Institute™, sussidiario della Medco Health Solutions, Inc., è stato presentato al congresso annuale 2012 American Society for Clinical Pharmacology and Therapeutics
(ASCPT).
Le terapie di cui parliamo fanno parte di una classe nota come inibitori orali della chinasi e comprendono farmaci come l'imatinib e l'erlotinib.
I farmaci che possono causare interazioni includono inibitori della pompa protonica (PPIs), calcio-antagonisti, certi antibiotici e certi antimicotici.
Lo studio ha riconsiderato le cartelle cliniche di 11.600 pazienti in terapia con uno di nove inibitori della della chinasi utilizzati
per trattare differenti forme di cancro ed hanno valutato in numero di pazienti che stavano prendendo almeno un'altro farmaco capace di potenziale interazione con i primi.
Oltre all'imatinib e l'erlotinib, i farmaci anticancro studiati comprendono dasatinib, everolimus, lapatinib, nilotinib, pazopanib, sorafenib, e sunitinib.
Essendo farmaci relativamente recenti e somministrati su di un numero contenuto di pazienti, si continuano a scoprire effetti ovviamente non ancora noti. Quando
l'oncologo non è al corrente di altri farmaci prescritti da altri medici possono sorgere anche questi problemi.
Per saperne di più
Medco Health Solutions, Inc.
(MDN)
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