Negli U.S. una persona ogni tre ha vissuto, nella vita, almeno un evento da sonnambulo, il 3,6%, pari a 8,4 milioni di persone, ha avuto almeno un fenomeno nel corso del precedente anno e l'1% ha avuto almeno 2 episodi in un mese.
Lo studio condotto da Maurice Ohayon, MD, DSc, PhD Stanford University School of Medicine,
docente di psichiatria e scienze comportamentali, è pubblicato sul numero del 15 maggio 2012 di Neurology, la pubblicazione medica della American Academy of
Neurology.
Per prima cosa lo studio mette in evidenza che la frequenza del sonnambulismo tra gli adulti è molto maggiore di quanto precedentemente ritenuto.
Si pensa che vi sia un legame tra il sonnambulismo sia con alcuni farmaci che con certe patologie psichiatriche, ma le cause esatte non sono note, così come non è noto, in questa interazione, quale sia la causa e quale l'effetto.
Gli studiosi spiegano che, a parte una ricerca fatta 10 anni fa sulla popolazione generale europea, nella quale emergeva una percentuale del 2% di sonnambuli sul totale della popolazione, non vi erano altri dati disponibili riguardo a queste passeggiate notturne. Negli Stati Uniti gli unici dati erano di 30 anni fa.
Per questo studio, il primo ad utilizzare un ampio campione rappresentativo della popolazione generale statunitense per
analizzare il sonnambulismo, i ricercatori anno voluto valutare l'importanza delle terapie psichiatriche in funzione del sonnambulismo.
Maurice Ohayon ed i suoi colleghi hanno studiato 19.136 persone di 15 stati, raccogliendo telefonicamente informazioni sullo stato mentale, la storia medica e le terapie in corso.
Ai partecipanti è stato chiesto di rispondere a specifiche domande riguardo al sonnambulismo, compresa la frequenza e la durata degli episodi e qualsiasi elemento di disturbo o comportamento pericoloso durante il sonno.
A chi non aveva riportato episodi nell'ultimo anno è stato domandato se ne avevano avuti nell'infanzia.
Ai partecipanti è anche stato domandato se vi era una familiarità del fenomeno, cioè se vi erano stati casi di sonnambulismo, incubi o comportamenti violenti durante il sonno in famiglia.
Dallo studio è anche emerso che le persone depresse avevano un'incidenza di 3,5 volte maggiore e le persone che erano alcolisti o
affette da disordini ossessivi/compulsivi avevano un'incidenza maggiore di episodi di sonnambulismo.
Anche le persone in cura con antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) avevano il triplo di probabilità di vivere fenomeni di sonnambulismo 2 o più volte al mese rispetto agli altri.
Ma anche tra chi assumeva farmaci da banco per dormire si è trovata una maggiore incidenza del fenomeno.
Ancora una volta, perciò, non è stato
risolto il problema dell'uovo e della gallina: chi è la causa e chi l'effetto?
Per saperne di più
Stanford University Medical Center
( MDN
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