Eliminare alcuni cibi dalla dieta per poi reintrodurne un gruppo alla volta è prassi diffusa quando si ha a che fare con le allergie e le
intolleranze. Ora questo approccio terapeutico è oggetto di nuovi studi che puntano a
verificarne nuove ambiti di applicazione e a raffinarne le modalità operative.

Pubblicata su Gastroenterology, la rivista ufficiale dell'American Gastroenterological Association una nuova ricerca si è concentrata sulla Esofagite eosinofila, una malattia infiammatoria cronica dell'esofago che può presentare diversi sintomi come difficoltà nel deglutire, sintomi tipici da reflusso quali pirosi e rigurgito acido, vomito e dolori addominali.
Una volta si pensava che si trattasse di una malattia rara che riguardava principalmente i bambini mentre ora è diventata una delle cause più comuni di disfagia (difficoltà nel deglutire) che riguarda anche gli adulti. Nell'esofagite eosinofila la presenza di uno stimolo allergico causa un'infiammazione delle cellule dell'esofago:
questo studio ha dimostrato che, come avviene nei bambini,
gli allergeni dei cibi rappresentano una causa nella maggior parte dei casi di esofagite eosinofila negli adulti.
Una dieta basata sulla eliminazione di alcune categorie di cibi in grado di identificare quelli nocivi rappresenta una concreta alternativa terapeutica all'uso di farmaci come i corticosteroidi. I risultati conseguenti alla successiva graduale reintroduzione selettiva degli alimenti precedentemente eliminati confermano il legame tra gli antigeni legati ai cibi e la risposta infiammatoria negli adulti con esofagite eosinofila.
Lo studio ha considerato solo sei categorie di cibi potenzialmente allergenici: latte e latticini, soia, uova, farina, arachidi ed altri frutti da guscio, pesce e molluschi, ma nella pratica seguita quando si applica la tecnica dell'eliminazione con reintroduzione graduale dei cibi
ne vengono spesso inseriti anche altri potenzialmente allergenici per ciascun singolo paziente.
Dallo studio è emerso che il 78% dei partecipanti ha avuto una riduzione maggiore del 50% dei picchi di cellule eosinofile (globuli bianchi) nell'esofago ed i sintomi della disfagia sono cresciuti in modo significativo nei giorni successivi alla sospensione della dieta. Una volta reintrodotti i cibi scatenanti l'allergia i sintomi riapparivano entro cinque giorni.
Per saperne di più
American Gastroenterological Association
( MDN )
|