Un pregiudizio sull'assunzione a stomaco vuoto dei farmaci oncologici per via orale pone i pazienti in una situazione di maggiore rischio di overdose, facendo anche loro buttare letteralmente nel gabinetto costosi farmaci. Lo afferma Mark Ratain, MD, un'autorità per quanto riguarda i dosaggi nelle chemioterapie.
Ratain è docente di medicina e direttore del Center for Personalized Therapeutics al University of Chicago Medical Center ed ha pubblicato questa tesi sul Journal of Clinical Oncology.
Negli ultimi vent'anni i trattamenti contro il cancro sono gradatamente passati dalla somministrazione intravenosa a quella orale. I produttori di farmaci hanno stabilito le dosi basandosi su dati che si riferiscono a pazienti a stomaco vuoto. Ma molti farmaci sono assorbiti in modo molto più efficace se
assunti con il cibo, specialmente se con molti grassi.
Il Professor Ratain spiega che sarebbe molto più sicuro ed economico studiare e prescrivere questi farmaci assieme ai cibi che ne moltiplicano l'efficacia.
Con un costo mensile delle terapie calcolato in migliaia di dollari,
spiega Ratain, le interazioni farmaco-farmaco e farmaco-cibo dovrebbero essere viste come opportunità per abbassare i costi.
Il caso dell' Abiraterone acetato (ZYTIGA) per il trattamento del cancro metastatico della prostata è un
esempio perfetto, più di ogni altro. Un pasto con pochi grassi ne moltiplica per 5 l'efficacia ed uno con molti grassi per 10. Le indicazioni sono di assumerlo a digiuno. Non si deve assumere cibo per almeno
due o tre prima ed un'ora dopo l'assunzione dello ZYTIGA, è scritto nella confezione, e le tavolette devono essere assunte intere con acqua.
Il professor Ratain continua spiegando che, seguendo queste istruzioni la quantità di farmaco disponibile per
combattere il cancro viene ridotta di una percentuale tra l'80 ed il 90%. Almeno 3/4 di farmaco,
che costa per paziente circa $ 5.000 al mese viene letteralmente sprecato, espulso dal corpo, escreto e lavato via.
Più preoccupante ancora il caso del paziente che assume a
digiuino da almeno due ore la dose standard di 1.000 mg al giorno ma poi, per la fame, mangia il suo pasto senza aspettare almeno un'ora dopo l'assunzione.
A seconda dell'assunzione di calorie potrebbe assimilare fino a 10 volte la dove prevista.
Invece, sostiene il professor Ratain, i pazienti potrebbero prendere 1/4 della dose durante una sana colazione con pochi
grassi, riceverebbero il medesimo beneficio antitumorale,
mangiando quando hanno fame e risparmiando qualcosa come
$ 3.750 al mese. In questo modo i pazienti riceverebbero
anche istruzioni più semplici e potrebbero
dividersi i benefici con la propria compagnia di assicurazioni.
"Nessun paziente deve fare questo esperimento da solo, in modo autonomo", avverte il professore. Lo specialista deve verificare gli effetti specifici e le variazioni su di ogni singolo paziente, imparando a valutare modalità di assunzione ed assimilazione dei farmaci in presenza di determinati cibi.
Un altro farmaco con un rapporto simile con i cibi è il lapatinib (TYKERB), utilizzato per curare il cancro al seno.
Un pasto ne aumenta la biodisponibilità del 167% ed un pasto con molti grassi l'aumenta del 325% .
Ance se l'effetto del cibo è minore rispetto all'Abiraterone, Ratain
spiega che si potrebbe potenzialmente ridurre il dosaggio al 40% risparmiando per ogni paziente circa
$ 1.740 al mese.
La maggiore tossicità del farmaco è rappresentata dalla diarrea che potrebbe essere causata dalla parte di farmaco non assorbita. Una diminuzione del
dosaggi porterebbe beneficio anche in questa direzione.
Un terzo esempio è il nilotinib (Tasigna) in
capsule, approvato per la leucemia mieloide.
I pazienti assumono il nilotinib due volte al giorno con lo stomaco che è rimasto vuoto per almeno due ore e che deve rimanere tale per almeno un'altra ora.
Dato che elevati livelli di nilotinib possono portare irregolarità nel ritmo cardiaco e possibile morte improvvisa l'avvertimento di tenerlo lontano dal cibo è riportato per ben 11 volte nelle istruzioni.
Per i farmaci il cui assorbimento è diminuito
dall'interazione con il cibo la US Food and Drug Administration (FDA) normalmente avverte di assumere le pillole a digiuno.
Per i farmaci non oncologici quando vi è un potenziamento indotto dal cibo la FDA favorisce l'assunzione mangiando.
Il professor Ratain conclude però spiegando che per i farmaci oncologici la FDA sembra avere un apparente pregiudizio per il digiuno e ciò è in contrasto con le etichettature delle altre aree terapeutiche e con i principi fondamentali della farmacologia clinica.
Fonte
The University of Chicago Medicine
(MDN)
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