Una nuova ricerca sui disordini alimentari, comprese obesità ed anoressia nervosa, mostra l'influenza del cervello su appetito e controllo del peso. Presentata alla riunione annuale dell'American College of
Neuropsychopharmacology, da Nora D. Volkow, MD, director of the National Institute on Drug Abuse, propone un diverso approccio al problema.
I passati studi hanno mostrato che le differenze individuali possono predisporre gli individui a mangiare troppo o troppo poco. Questi comportamenti sono influenzati dal piacere derivato dal mangiare e dal bere, dalle proprietà sensoriali del cibo e dalle esperienze personali precedenti, dallo stato interno, dalle aspettative, dalle convinzioni e dai geni.
Lo studio di Nora D. Volkow rivela un sistema
complesso ed integrato nel quale i segnali dal corpo
interagiscono con i circuiti cerebrali che controllano il comportamento alimentare.
La desensibilizzazione nei confronti di questi segnali può portare ad un rapporto patologico con il cibo.
Come avviene in altre dipendenze, è coinvolto il sistema di ricompensa legato alla dopamina.
Spiega Nora D. Volkow:"Quando il cervello avverte il bisogno del cibo viene attivato il sistema della ricompensa. Ma più una persona si rimpinza e più insensibile diventa alla
gratificazione che viene dal cibo, creando la necessità di incrementare lo stimolo e quindi di mangiare di più."
Esaminando la risposta del cervello davanti a certi cibi, Dana M. Small, PhD, del John B. Pierce Laboratory and Yale University ha scoperto una relazione inversa tra l'indice di massa corporea, BMI, e la risposta del cervello
davanti ad un frullato. Negli individui obesi vi è una molto minore attivazione dei centri della ricompensa dopo aver mangiato.
Lo studio ha dimostrato che la risposta del nucleo caudato (un'area del cervello associata con l'apprendimento e con la memoria), era un indicatore di un
futuro aumento di peso migliore di molte altre misure tradizionali.
Cary R. Savage, PhD, dell'University of Kansas Medical Center ha condotto uno studio sulle motivazioni nei confronti del cibo, utilizzando immagini ottenute con la risonanza magnetica funzionale, fMRI. Con i suoi
colleghi ha scoperto che, tra le persone obese e e quelle di
peso equilibrato vi sono delle differenze nel modo in cui il cervello risponde all'aspettativa di gratificazioni o punizioni riguardo a cibo e denaro.
Le persone obese hanno dimostrato una maggiore sensibilità cerebrale all'idea di una gratificazione ed una minore sensibilità all'idea di conseguenze negative, rispetto
agli individui di corporatura sana.
Un'altra ricerca presentata da Walter H. Kaye, MD, e dai suoi colleghi alla University of California, San Diego, ha riguardato le funzioni cerebrali in individui con anoressia e bulimia nervosa.
Usando la risonanza magnetica funzionale, fMRI, hanno esaminato la risposta cerebrale al gusto del saccarosio e di un dolcificante artificiale e le risposte cerebrali davanti ad immagini di cibi
appetitosi comparate con immagini di oggetti di colori neutri.
I risultati suggeriscono che gli individui che mangiano troppo o troppo poco abbiano un'alterata
sensibilità quando consumano saccarosio.
Per saperne di più
Maggiori informazioni sull'ACNP sono nella pagina in inglese di questa
notizia.
Fonte
American College of Neuropsychopharmacology
(MDN)
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