Nuovi studi sulla morte del feto in utero a gravidanza avanzata (23/10/2000)

La morte del feto in utero a gravidanza avanzata è purtroppo un evento non raro; allo scopo di prevenire tale tragico avvenimento, il Centro di Emofilia e Trombosi del Policlinico di Milano ha condotto uno studio, durato dodici mesi e proprio nel capoluogo lombardo, con lo scopo di controllare il sangue di tutte quelle donne che, negli ultimi quattro anni, avevano avuto un aborto tardivo.
E' bene sapere che le donne sofferenti di trombofilia ereditaria, vale a dire di eccessiva coagulazione causata da un'anomalia genetica, sono la categoria più a rischio di aborto in utero a gravidanza avanzata; quest'ultima è determinata, nella maggior parte dei casi, dall'instaurarsi di una trombosi placentare, caratterizzata da una ostruzione dei vasi sanguigni che conducono sangue al feto. Lo studio milanese, che ha coinvolto 67 donne reduci da morti endouterine e 232 donne che hanno portato a termine la loro gravidanza senza problemi, ha evidenziato che tra le prime il difetto genetico era presente almeno nel 16 per cento dei casi contro il 6 delle donne del gruppo di controllo.
In riferimento ai risultati ottenuti, verranno ora avviati degli studi mirati a verificare la possibilità di impiego di farmaci anticoagulanti atti a ridurre i rischi nelle donne predisposte. L'importanza della scoperta si riflette non solo sul feto che avrà così notevoli probabilità di sopravvivenza, ma anche sulla donna alla quale eviterà spiacevoli conseguenze fisiche e psicologiche.

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(del Dott. Turetta)
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