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Per la salute cardiovascolare meglio associare attività fisica a vitamina D (05/05/2017)

L'associazione di attività fisica e giusti livelli di vitamina D riduce il rischio di attacchi cardiaci e di ictus.
L'analisi dei dati di più di 10.000 americani realizzata dai ricercatori della Johns Hopkins University ha mostrato che vi è un effetto sinergico tra attività fisica e giusti livelli di vitamina D.

E' noto da tempo che sia l'attività fisica che corretti livelli di vitamina D svolgono una funzione protettiva contro il rischio cardiaco, ma ora è stato mostrato che vi è una relazione positiva e diretta tra i due fattori, vi è la possibilità che l'attività fisica possa stimolare l'accumulo di vitamina D nel sangue.

Lo studio dei dati ha mostrato che quantità di attività fisica e livelli di vitamina D nel sangue sono direttamente proporzionali tra loro, cioè che a maggiore attività fisica corrispondono livelli più alti di vitamina D.

Un altro elemento emerso dall'analisi è che le persone fisicamente più attive e con i livelli di vitamina D più alti sono meno a rischio di futuri problemi cardiovascolari, cosa non riscontrata con i livelli di vitamina D più bassi.

Dopo le opportune correzioni statistiche legate a sesso, età, razza, educazione, fumo, alcol, pressione sanguigna, farmaci per la pressione alta, livelli del colesterolo, uso di statine ed indice di massa corporea, gli autori dello studio hanno visto che le persone che facevano attività fisica e che avevano anche livelli di vitamina D maggiori di 20 nanogrammi per millilitro avevano il 23% di probabilità in meno di incorrere in eventi cardiovascolari avversi rispetto a chi faceva poca attività fisica o aveva livelli di vitamina D più bassi.

Erin Michos, M.D., M.H.S., della Johns Hopkins University School of Medicine, rileva anche alcune differenze tra bianchi ed afroamericani.

Erin Michos, ad esempio, ha notato che, quando esposte al sole, le persone con la pelle più scura sono meno efficienti nel produrre vitamina D, probabilmente a causa della maggiore quantità di melanina che agisce da filtro solare naturale.

Gli afroamericani tendono anche ad avere livelli più bassi di 25-idrossivitamina D senza soffrire delle medesime conseguenze (come le fratture ossee) di cui soffrono i bianchi con livelli analoghi.

 

Michos ricorda che le persone che raggiungono la quantità quotidiana raccomandata (tra 600 e 800 unità internazionali al giorno) e che dispongono di livelli adeguati di vitamina D non hanno bisogno di assumere altri integratori vitaminici.
Secondo la Michos una volta che i livelli di vitamina D nel sangue sono sopra i 20 nanogrammi per millilitro non è necessariamente un bene assumere altra vitamina D.

Uno studio pubblicato di recente su JAMA Cardiology ha dimostrato che alte dosi mensili di supplementi di vitamina D non portano alcun beneficio cardiovascolare.

Alle persone a rischio di fratture ossee, o che sono obese o soggette a depressione stagionale dovrebbero essere misurati i livelli di vitamina D per assicurasi che siano adeguati, ma per la maggior parte delle persone il modo migliore per assicurasi le giuste quantità di vitamina D nel sangue è quello di esporsi al sole, alimentarsi in modo sano, fare attività fisica e mantenere un peso corporeo equilibrato.

La Michos aggiunge poi che 15 minuti al sole d'estate producono circa 3.000 unità internazionali di vitamina D, quantità variabile in funzione della latitudine e della pigmentazione della pelle, che equivalgono a 30 bicchieri di latte, in ogni caso ben di più dei 600-800 richiesti.

Volendosi esporre per tempi più lunghi è necessario farlo con un'adeguata protezione solare.

Per saperne di più
JCEM
The Journalof Clnical Endocrinology & Metabolism
Physical Activity, Vitamin D, and Incident Atherosclerotic Cardiovascular Disease in Whites and Blacks: The ARIC Study
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Johns Hopkins University
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Marco Dal Negro