L'associazione di attività fisica e giusti livelli
di vitamina D riduce il rischio di attacchi cardiaci
e di ictus.
L'analisi dei dati di più di 10.000 americani
realizzata dai ricercatori della Johns Hopkins
University ha mostrato che vi è un effetto sinergico
tra attività fisica e giusti livelli di vitamina D.

E' noto da tempo che sia l'attività fisica che
corretti livelli di vitamina D svolgono una funzione
protettiva contro il rischio cardiaco, ma ora è
stato mostrato che vi è una relazione positiva e
diretta tra i due fattori, vi è la possibilità che
l'attività fisica possa stimolare l'accumulo di
vitamina D nel sangue.
Lo studio dei dati ha mostrato che quantità di
attività fisica e livelli di vitamina D nel sangue
sono direttamente proporzionali tra loro, cioè che a
maggiore attività fisica corrispondono livelli più
alti di vitamina D.
Un altro elemento emerso dall'analisi è che le
persone fisicamente più attive e con i livelli di
vitamina D più alti sono meno a rischio di futuri
problemi cardiovascolari, cosa non riscontrata con i
livelli di vitamina D più bassi.
Dopo le opportune correzioni statistiche legate a
sesso, età, razza, educazione, fumo, alcol,
pressione sanguigna, farmaci per la pressione alta,
livelli del colesterolo, uso di statine ed indice di
massa corporea, gli autori dello studio hanno visto
che le persone che facevano attività fisica e che
avevano anche livelli di vitamina D maggiori di 20
nanogrammi per millilitro avevano il 23% di
probabilità in meno di incorrere in eventi
cardiovascolari avversi rispetto a chi faceva poca
attività fisica o aveva livelli di vitamina D più
bassi.
Erin Michos, M.D., M.H.S., della Johns Hopkins
University School of Medicine, rileva anche alcune
differenze tra bianchi ed afroamericani.
Erin Michos, ad esempio, ha notato che, quando
esposte al sole, le persone con la pelle più scura
sono meno efficienti nel produrre vitamina D,
probabilmente a causa della maggiore quantità di
melanina che agisce da filtro solare naturale.
Gli afroamericani tendono anche ad avere livelli più
bassi di 25-idrossivitamina D senza soffrire delle
medesime conseguenze (come le fratture ossee) di cui
soffrono i bianchi con livelli analoghi.
Michos ricorda che le
persone che raggiungono la quantità quotidiana
raccomandata (tra 600 e 800 unità internazionali al
giorno) e che dispongono di livelli adeguati di
vitamina D non hanno bisogno di assumere altri
integratori vitaminici.
Secondo la Michos una volta che i livelli di
vitamina D nel sangue sono sopra i 20 nanogrammi per
millilitro non è necessariamente un bene assumere
altra vitamina D.
Uno studio pubblicato di
recente su JAMA Cardiology ha dimostrato che alte
dosi mensili di supplementi di vitamina D non
portano alcun beneficio cardiovascolare.
Alle persone a rischio
di fratture ossee, o che sono obese o soggette a
depressione stagionale dovrebbero essere misurati i
livelli di vitamina D per assicurasi che siano
adeguati, ma per la maggior parte delle persone il
modo migliore per assicurasi le giuste quantità di
vitamina D nel sangue è quello di esporsi al sole,
alimentarsi in modo sano, fare attività fisica e
mantenere un peso corporeo equilibrato.
La Michos aggiunge poi
che 15 minuti al sole d'estate producono circa 3.000
unità internazionali di vitamina D, quantità
variabile in funzione della latitudine e della
pigmentazione della pelle, che equivalgono a 30
bicchieri di latte, in ogni caso ben di più dei
600-800 richiesti.
Volendosi esporre per
tempi più lunghi è necessario farlo con un'adeguata
protezione solare.
Per saperne di più
JCEM
The Journalof Clnical Endocrinology & Metabolism
Physical Activity, Vitamin D, and Incident
Atherosclerotic Cardiovascular Disease in Whites and
Blacks: The ARIC Study
Link...
Johns Hopkins University
Link...
Marco Dal Negro |