Nel più ampio studio nel suo genere un gruppo
internazionale di studiosi, alla Newcastle
University, ha definito alcune delle reali
differenze tre latte e carne biologici e provenienti
da allevamenti convenzionali.

Gillian Butler, Senior Lecturer in animal nutrition
at Newcastle University
I ricercatori hanno
analizzati i dati di 106 studi sul latte e di 67
studi sulla carne provenienti da tutto il mondo
verificando che vi sono reali differenze,
sicuramente nella composizione degli acidi grassi,
nella concentrazione di minerali e di antiossidanti.
La meta-analisi non ha prestato particolare
attenzione alla presenza di sostanze come gli
antibiotici, gli altri diversi farmaci, ormoni ed
eventuali sostanze che ne mimano gli effetti.
Un primo risultato è
stato quello di definire che latte e carne biologici
hanno un profilo lipidico preferibile rispetto ai
prodotti da allevamento convenzionale.
In particolare, un
passaggio dall'alimentazione di origine
convenzionale ad una di origine biologica farebbe
crescere i livelli di grassi omega-3 senza fare
crescere calorie e grassi saturi.
Ad esempio, 1/2 litro di
latte intero biologico (o l'equivalente da prodotti
come burro o formaggio biologici) fornisce il 16%
circa (39 mg) della dose giornaliere raccomandata di
omega-3 a catena molto lunga, mentre il latte
convenzionale ne fornisce solo l'11% (25 mg).
Un altra differenza
positiva sotto il profilo lipidico comprende livelli
più bassi di acido miristico e palmitico nella carne
biologica ed un rapporto omega-6/omega-3 più basso
nel latte biologico.
Sono stati osservati anche più alti livelli di
vitamine liposolubili come la vitamina E e di
carotenoidi ed il 40% in più di CLA nel latte
biologico.
Lo studio ha poi
mostrato che i migliori profili lipidici erano
strettamente legati al fatto di lasciare pascolare
le bestie all'aperto ed al tipo di dieta imposta
dalle regole dell'allevamento biologico.
Gillian Butler,
co-autore e docente nell'alimentazione degli animali
presso l'Università di Newcastle spiega che il
margine tra carenza (<140 µg/giorno) ed eccesso (>
500 µg/giorno) nell'assunzione di iodio con gli
alimenti è molto ristretto e l'eccesso può portare a
tireotossicosi e creare gravi problemi agli
ipertiroidei. L'ottimizzazione della quantità
assunta rappresenta una vera sfida dato che,
globalmente, sembra esserci una maggiore
preoccupazione per una assunzione eccessiva
piuttosto che per una inadeguata.
Per quanto riguarda la
minore presenza di iodio nei prodotti biologici, i
ricercatori mettono in evidenza come la dose
quotidiana raccomandata nel Regno Unito di 140 µg
risulta fornita per il 53% da 1/2 litro di latte
biologico e per l'88% da 1/2 litro di convenzionale,
fermo restando che questa è solo una delle fonti
alimentari di iodio.
Questo lavoro poggia su
di un precedente studio del gruppo di studiosi che
ha coinvolto esperti dal Regno Unito, Stati Uniti,
Francia, Italia, Svizzera e Polonia, che hanno
studiato la composizione delle colture convenzionali
e biologiche.
Questo studio ha mostrato che le coltivazioni
biologiche ed i cibi basati su di esse hanno una
quantità di antiossidanti maggiore del 60% e
contengono meno cadmio, un metallo tossico, rispetto
ai prodotti convenzionali.
Come tutti gi studi
scientifici anche in questi sono stati considerati
ed analizzati solo alcuni degli elementi che
differenziano i prodotti biologici da quelli
convenzionali, e ciò normalmente avviene per motivi
di risorse umane e finanziarie.
Ma questo non significa che le differenze si
limitino a quelle considerate in questi studi. C'è
ancora molta strada da fare.
Per saperne di più
Read the Open Access papers in full:
British Journal of Nutrition
Higher PUFA and n-3 PUFA, conjugated linoleic acid,
a-tocopherol and iron, but lower iodine and selenium
concentrations in organic milk: a systematic
literature review and meta- and redundancy analyses.
Dominika Srednicka-Tober et al.
Link...
Composition differences between organic and
conventional meat:
a systematic literature review and meta-analysis
Link...
Marco Dal Negro |