All'Imperial College London hanno affrontato il
problema di quel 20% di casi di depressione che non
rispondono alle terapie attualmente disponibili,
testando l'uso della psilocibina, un principio
attivo contenuto in alcuni funghi allucinogeni noti
da diversi millenni.
Si tratta di uno studio
di piccole dimensioni ma che apre, in alcuni casi,
nuove opzioni terapeutiche per la depressione.
Precedenti studi hanno indagato le capacità
terapeutiche della psilocibina per affrontare
diversi problemi come l'ansia della morte o i
problemi ossessivo-compulsivi.
Gli allucinogeni come la
psilocibine provocano facilmente effetti secondari
non trascurabili, come ansia, paranoia,
allucinazioni e non solo, già a partire dagli anni
'60 del secolo scorso la psilocibina (come diverse
altre sostanze simili allucinogene) è stata studiata
e ne sono stati registrati molti degli effetti,
primari e secondari.
Dato l'alto livello di
rischio implicito, i ricercatori invitano chiunque
sia tentato dal desiderio di provare senza adeguata
assistenza medico-specialistica questa strada per
uso terapeutico di qualsiasi tipo a non farlo, nel
modo più assoluto.
Questo studio ha cercato
di verificare se ed a quali condizioni la
psilocibina poteva essere usata e lo ha fatto con 12
volontari (6 donne e 6 uomini, 30-64 anni di età)
che non avevano risposto ad almeno due cicli di
antidepressivi.
Undici di questi erano già stati in psicoterapia.
Tutti sono stati sottoposti ad attento esame
preventivo ed i criteri utilizzati per escludere i
partecipanti hanno riguardato le persone con una
storia di tentativi di suicidio, quelli con diagnosi
di un disturbo psicotico e altre condizioni mediche
significative.
Tutti sono stati seguiti e supportati
ininterrottamente prima, durante e dopo le
somministrazioni di psilocibina che è stata fatta in
due volte.
Durante ciascuna
sessione di somministrazione sono stati tenuti sotto
controllo ininterrotto la pressione sanguigna, la
frequenza cardiaca e gli effetti riportati dai
partecipanti.
Durante lo studio non sono stati riportati effetti
collaterali inattesi e tutti i partecipanti hanno
riferito stati temporanei di ansia prima e durante
la somministrazione iniziale.
Tutti i pazienti hanno
mostrato qualche miglioramento nei sintomi per
almeno tre settimane.
Sette di questi hanno continuato ad avere benefici
ancora tre mesi dopo il trattamento e cinque, dopo
tre mesi, sono rimasti in remissione.
Gli autori dello studio
ne indicano alcuni limiti: oltre alle contenute
dimensioni del campione, come in alcuni lavori
precedenti ci sarebbe potuto essere spazio per un
effetto terapeutico dato dalla suggestione o dal
supporto psicologico fornito durante lo studio.
Per saperne di più
The Lancet Psychiatry
Psilocybin with psychological support for
treatment-resistant depression: an open-label
feasibility study
Carhart-Harris, Robin L et al.
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Imperial College London
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MRC - Medical Research Council
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Marco Dal Negro |