L‘idea che l’appetito vien mangiando e chi dorme non
piglia peso non è più solo un luogo comune. Il
nostro cervello mette in atto una precisa strategia,
affinché questo accada, mediante un meccanismo che è
stato ora svelato da una ricerca scientifica tutta
italiana del Consiglio nazionale delle ricerche.

Lo studio guidato da
Luigia Cristino, ricercatrice dell’Istituto di
chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli, in
collaborazione con Ceinge, Istituto di biochimica
delle proteine del Cnr, Università Federico II di
Napoli e Università Carlo Bo di Urbino, è stato
pubblicato sulla rivista PNAS e prende spunto da una
proprietà fondamentale del cervello: la plasticità
sinaptica, ovvero l’abilità dei circuiti neurali di
essere rimodellati in funzione degli stimoli che il
cervello riceve. Questa abilità è alla base
dell’apprendimento.
“Quando ci viene fame,
il livello circolante dell’ormone leptina (il freno
della fame) cala mentre sale significativamente
quello dell’endocannabinoide 2-AG (l’acceleratore
della fame normalmente contrastato dalla leptina)
nell’ipotalamo” afferma Vincenzo Di Marzo, direttore
dell’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di
Pozzuoli e co-autore di questo studio. “Questa è una
piccola regione del cervello che regola molte
funzioni neuroendocrine, tra cui appetito e sazietà,
e riorganizza i propri circuiti per rispondere alla
richiesta di cibo e produrre, tra l’altro, maggiori
quantità di una piccola molecola, un peptide di
appena 33 amminoacidi chiamato orexina-A.
Dal punto di vista evolutivo l’orexina-A, dal greco
orexis, che vuol dire appetito, promuove la veglia e
il comportamento attentivo-cognitivo di allerta
garantendo la sopravvivenza dell’animale durante la
caccia del cibo e consentendone la fuga in caso di
pericolo (ad esempio al sopraggiungere di un
predatore)”.
“Gli endocannabinoidi
sono piccole molecole segnale che utilizzano gli
stessi recettori di membrana a cui si lega anche il
principale costituente psicotropo della cannabis, il
THC (Δ9-tetraidrocannabinolo).
Che gli endocannabinoidi stimolassero l’appetito è
noto da tempo, come ampiamente dimostrato dalle
nostre ricerche”, spiega Cristino. “ La novità di
questa ricerca è stata scoprire che l’orexina-A è un
potente induttore della sintesi del 2-AG che, a sua
volta, attiva il recettore CB1 del sistema
endocannabinoide nei neuroni POMC dell’ipotalamo,
spegnendo così la produzione di a-MSH, un altro
ormone che blocca la fame. Sebbene tale meccanismo
serva ad assicurare un corretto apporto di energia
durante la veglia in individui normopeso, esso
diventa difettoso durante l’obesità a causa del
malfunzionamento della leptina. Ciò innesca il
circolo vizioso dell’aumento di appetito e del peso
corporeo che porta al punto di non ritorno a cui il
cervello non riesce a spegnere più il senso di
fame”.
I ricercatori ipotizzano
che tale meccanismo possa verificarsi anche
nell’uomo dal momento che hanno riscontrato nel
sangue di maschi adulti obesi (BMI>36, età media
25-32 anni) una correlazione inversa tra i livelli
circolanti di orexina-A e quelli di a-MSH,
correlazione abbinata alla severa alterazione dei
valori delle transaminasi che si accompagna a
steatosi epatica.
I risultati di questo
studio potrebbero contribuire a spiegare anche la
ben nota associazione tra privazione prolungata di
sonno e obesità e sono particolarmente rilevanti in
riferimento all'attuale epidemia di tale condizione
negli Stati Uniti e in Europa.
Dal recente piano Oms
contro la sedentarietà risulta allarmante la notizia
che, nel vecchio continente, oltre la metà degli
adulti è in sovrappeso o obesa e oltre il 25% dei
bambini di otto anni di età è obeso. “In questo
scenario, lo studio individua nei recettori dell’orexina-A
ottimi bersagli farmacologici da bloccare per
combattere l'obesità e le sue comorbidità nell’epoca
in cui la storia evolutiva dell’uomo ci ha,
paradossalmente, portati dal bisogno di mangiare per
sopravvivere a quello di digiunare per vivere in
forma”, conclude Di Marzo.
Per saperne di più
PNAS
Orexin-A represses satiety-inducing POMC neurons and
contributes to obesity via stimulation of endocannabinoid signaling
doi:10.1073/pnas.1521304113
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Marco Dal Negro |