Il placebo è una medicina senza la medicina dentro,
senza il principio attivo, ed è utilizzato come
termine di paragone nella ricerca per verificare se
un principio attivo ha effetti.
Come in molte altre situazioni, anche nella
depressione ci sono persone che hanno mostrato di
rispondere positivamente alla somministrazione di
placebo. Gli effetti terapeutici sono stati
verificati anche con una scansione cerebrale
realizzata con la PET, tomografia a emissione di
positroni.
Per comprendere meglio i
meccanismi neurochimici alla base dell'effetto
placebo il Dr. Jon-Kar Zubieta li ha esaminati in
pazienti con depressione.
Gli scienziati hanno
coinvolto 35 pazienti con depressione maggiore che
non stavano prendendo medicine.
Nella prima fase dello studio ai pazienti, scelti in
modo casuale, sono state date pillole placebo
descritte come antidepressivi ad azione rapida
(gruppo placebo attivo) o pillole identiche proposte
come prive di effetto antidepressivo (gruppo placebo
inattivo).
I gruppi hanno preso le pillole per una settimana e
dopo si sono scambiati.
Alla fine di ogni
settimana di cura i partecipanti hanno riempito un
questionario sui propri sintomi depressivi e si sono
sottoposti a PET cerebrale per misurare l'attività
dei recettori oppioidi μ, noti per essere coinvolti
nelle emozioni, nello stress, nella gratificazione
sociale e nella depressione.
Durante la scansione il
gruppo placebo attivo ha ricevuto in vena dosi di
salina con la consapevolezza che avrebbe potuto
attivare in sistemi cerebrali coinvolti nel
miglioramento dell'umore. Ciò è stato fatto per
seguire i picchi degli effetti relativi al placebo
attivo sulla funzione cerebrale.
Il gruppo placebo inattivo, durante la scansione
cerebrale non ha ricevuto alcunché..
Nella seconda fase dello
studio tutti i partecipanti sono stati curati per 10
settimane con farmaci antidepressivi, normalmente
inibitori selettivi della ricaptazione della
serotonina, tenendo sotto controllo i sintomi della
depressione.
Alla fine del lavoro i pazienti sono stati informati
sulla struttura e le modalità dello studio.
I ricercatori hanno
visto che i partecipanti avevano riportato
significativi miglioramenti nei sintomi depressivi
quando avevano partecipato al gruppo attivo,
paragonati a quando avevano partecipato al gruppo
passivo.
Questa diminuzione nei sintomi è risultata legata ad
un aumento dell'attività cerebrale dei recettori
oppioidi μ in aree del cervello associate con la
regolazione delle emozioni e dello stress.
Contestualmente si è
vista una maggiore risposta ai farmaci
antidepressivi.
I risultati dello studio
forniscono quindi ulteriori conferme neurochimiche
all'efficacia dell'azione terapeutica del pensiero,
come già indicato dalla psicosomatica.
Per saperne di più
Association Between Placebo-Activated Neural Systems
and Antidepressant Responses: Neurochemistry of
Placebo Effects in Major Depression.
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Marco Dal Negro |