Ricercatori dell’Isa-Cnr e Ibp-Cnr hanno dimostrato
che il piccolo farro contiene un glutine più
digeribile rispetto al grano tenero e potrebbe
essere adatto per soggetti sensibili a questa
sostanza. Lo studio è pubblicato su Molecular
Nutrition and Food Research e apre nuove prospettive
di prevenzione della celiachia.
Il grano monococco,
ossia il Triticum monoccum, anche noto come piccolo
farro, pur essendo un cereale che contiene glutine
potrebbe essere un alimento adatto a prevenire la
celiachia. Sembra una contraddizione, ma è la
conclusione a cui è giunto un team di ricercatori
del Consiglio nazionale delle ricerche coordinati da
Gianfranco Mamone dell’Istituto di scienze
dell’alimentazione (Isa-Cnr) di Avellino e da Carmen
Gianfrani dell’Istituto di biochimica delle proteine
(Ibp-Cnr) di Napoli con un articolo pubblicato sulla
rivista Molecular Nutrition and Food Research.
“Il monococco, le cui
origini risalgono a diecimila anni fa, è un frumento
con un genoma più semplice rispetto agli altri
cereali e ha costituito la base della dieta delle
popolazioni agricole per migliaia di anni,
sostituito poi in gran parte dal grano tenero e
duro, più produttivi e di facile trebbiatura”,
spiega Mamone. “Con il nostro studio abbiamo
scoperto che varietà antiche di questo cereale
contengono un glutine più fragile e dunque più
digeribile e meno tossico rispetto al grano tenero
(Triticum aestivum). La riproduzione in vitro del
processo di digestione gastrointestinale, seguita
dall’analisi proteomica e dalla valutazione della
tossicità immunologica su biopsie intestinali e
cellule linfocitarie prelevate da soggetti celiaci,
ha dimostrato che la parte proteica del glutine,
dannosa per i celiaci, è in gran parte distrutta
durante il processo di digestione del grano
monococco, contrariamente a quanto succede per il
glutine del grano tenero”.
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Una notizia positiva
dunque, solo però in termini di prevenzione. “Seppur
notevolmente meno dannoso, il monococco non è
comunque idoneo per pazienti che hanno già
manifestato la celiachia”, puntualizza Gianfrani.
“Invece, potrebbe avere effetti benefici sullo
sviluppo della malattia in soggetti ad alto rischio
di celiachia. Dal momento che esiste una stretta
correlazione tra la quantità di glutine assunta e la
soglia per scatenare la reazione infiammatoria
avversa, un’azione preventiva potrebbe essere quella
di utilizzare grani con minor contenuto di glutine
come il monococco...”.
A beneficiare di un
dieta a base di piccolo farro sarebbero, secondo i
ricercatori, sicuramente i soggetti con sensibilità
al glutine. Sappiamo che gli alimenti a base di
grano monococco sono ben tollerati anche da chi
soffre di questo disturbo alimentare, che ha
caratteristiche diverse dalla celiachia. Il prossimo
passo della ricerca, perciò, riguarderà i soggetti
intolleranti per avere la conferma della minore
tossicità del monococco e riportare sulla nostra
tavola un grano antico.
Per saperne di più
Gianfrani C, Camarca A,
Mazzarella G, Di Stasio L, Giardullo N, Ferranti P,
Picariello G, Aufiero VR, Picascia S, Troncone R,
Pogna N, Auricchio S, Mamone G.
Extensive in vitro gastrointestinal digestion
markedly reduces the immune-toxicity of Triticum
monococcum wheat: implication for celiac disease.
Molecular Nutrition Food Research. 2015 May 28.
doi: 10.1002/mnfr.201500126.
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