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Uno studio governativo U.S.A. collega alcuni componenti dei protettori solari UV ad infertilità maschile (21/11/2014)

Dai National Institutes of Health e dal New York state Department of Health’s Wadsworth Center arriva la notizia che alcune delle sostanze protettive contenute nei prodotti solari sembrano interferire con la fertilità maschile diminuendo la capacità di procreare. Secondo i ricercatori i risultati di questo studio richiedono ulteriori approfondimenti, anche se confermano e definiscono meglio quanto già emerso da precedenti studi realizzati in altri paesi.

 

La classe di filtri ultravioletti a base di benzofenone, comprende circa 29 sostanze chimiche utilizzate anche nelle creme protettive solari ed in altri prodotti per la cura della persona, per proteggere la pelle ed i capelli dai danni del sole.
Alcune di queste sostanze, una volta assorbite dalla pelle possono interferire con gli ormoni ed i processi del sistema endocrino dell'organismo.

I ricercatori hanno trovato che gli uomini sottoposti ad una importante esposizione ai filtri ultravioletti (UV) BP-2 o 4OH-BP avevano il 30% di calo nella fertilità, cioè nella capacità biologica di riprodursi. Un calo di questo tipo può comportare tempi più lunghi per riuscire a produrre una gravidanza.
Le donne che hanno partecipato allo studio non hanno evidenziato problemi significativi in questo senso.
I prossimi passi saranno indirizzati alla comprensione dei meccanismi di influenza sulla capacità riproduttiva maschile da parte delle sostanze chimiche studiate, in modo da comprendere se le cause risiedano in un calo della qualità degli spermatozoi o altrove.

I risultati dello studio sono pubblicati online su the American Journal of Epidemiology.

I ricercatori hanno seguito, per questo studio, 501 coppie che cercavano di concepire un figlio e facevano parte dello studio Longitudinal Investigation of Fertility and the Environment (LIFE), ideato per esaminare i rapporti tra fertilità, stili di vita ed esposizione a sostanze chimiche nell'ambiente.
I partecipanti provenivano da 16 contee di Michigan e Texas, tra il 2005 ed il 2009. Le partecipanti erano di età compresa tra 18 ed 44 anni mentre gli uomini avevano più di 18 anni; a nessuno era stata fatta una diagnosi medica di infertilità.

I ricercatori hanno seguito le coppie fino all'ottenimento di una gravidanza, o comunque per 1 anno di tentativi. Hanno anche analizzato le urine e misurato concentrazioni di 5 filtri UV selezionati perché associati con un'attività di disruttori endocrini. I ricercatori hanno tenuto conto dell'età, dell'indice di massa corporea, dell'eventuale fumo e di altri fattori.

Dallo studio è emerso che solo alcuni filtri solari e non tutti sono risultati associati con un calo di fertilità maschile, e comunque tutto è avvenuto in modo indipendente dall'esposizione delle partner.

In ogni caso i ricercatori invitano a non rinunciare ad utilizzare le protezioni solari, con la raccomandazione per chi è preoccupato della propria fertilità, di ridurre l'esposizione ai filtri a base di benzofenone scegliendone altri, avendo eventualmente l'accortezza di lavarsi una volta rientrati al riparo dal sole.

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Per saperne di più sui disruttori endocrini...

Per saperne di più
The American Journal of Epidemiology
Urinary Concentrations of Benzophenone-Type Ultraviolet Radiation Filters and Couples' Fecundity

Longitudinal Investigation of Fertility and the Environment (LIFE) study

U.S. National Institutes of Health (NIH)

Marco Dal Negro

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