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per vivere meglio. Online dal 1998Nei casi di depressione maggiore, in futuro, una scansione con la PET potrà aiutare a scegliere quale terapia seguire, psicologica o farmacologica. Individuare in anticipo la possibile risposta a seconda della terapia utilizzata potrebbe essere molto importante per i pazienti depressi, permettendo di evitare a molte persone l'assunzione di farmaci e gli effetti secondari ad essi collegati.
Source: Dr. Helen Mayberg, Emory University.
La depressione maggiore normalmente si cura con farmaci, con psicoterapia o con entrambi, ma sfortunatamente la risposta iniziale alle terapie è buona in meno del 40% dei casi e diventa necessario provare con diverse terapie per settimane o mesi prima di ottenere dei risultati significativi.
Un gruppo diretto da Callie L. McGrath e dalla Dottoressa Helen S. Mayberg alla Emory University, ha cercato dei riscontri biologici, dei biomarcatori, che potessero aiutare a prevedere quale tipo di terapia fosse meglio seguire. Lo studio è stato finanziato dal National Institute of Mental Health (NIMH) e dal National Institute of General Medical Sciences (NIGMS). I risultati sono pubblicati sul numero del12 giugno 2013 di JAMA Psychiatry.
I ricercatori hanno studiato 63 adulti di età compresa tra i 18 ed i 60 anni, con depressione maggiore.
I partecipanti si sono sottoposti a scansione cerebrale, una tomografia ad emissione di positroni, PET, utilizzando piccole quantità di glucosio reso radioattivo in modo da
rilevarne i livelli, che sono un segno dell'attività cerebrale, nelle diverse aree cerebrali.
Quindi i partecipanti si sono sottoposti a 12 settimane di trattamenti, psicologici o con il farmaco
escitalopram.
I risultati delle terapie sono stati abbastanza simili, con un risultato positivo nel 36% dei casi con la psicoterapia e nel 40%con il farmaco. I tassi di mancata risposta alle terapie sono stati rispettivamente del 27% per la psicoterapia e del 20% per la farmacoterapia.
Ne è risultata una corrispondenza tra terapie e diverse aree del cervello, e la più evidente è stata quella dell'area nota come l'insula anteriore.
Ad un incremento del metabolismo del glucosio in questa zona è corrisposto un trattamento farmacologico coronato da successo, ma con una risposta deludente della terapia comportamentale. Al contrario, un decremento è stato associato con un successo della terapia comportamentale, ma non del farmaco. I ricercatori hanno però
anche visto che non vi era alcuna previsione per i casi di inutilità delle terapie.
Ora si tratta di verificare e confermare questi risultati, con la speranza che possano poi essere utilizzati nella pratica
clinica.
Per saperne di più
National Institutes of Health
(NIH)
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Marco Dal Negro
del Dott. Turetta
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