Ormai è scientificamente provata l'associazione tra
un elevato rischio di narcolessia ed il vaccino
Pandemrix utilizzato per prevenire l'influenza suina
H1N1.
Il Professor Markku Partinen che ha dedicato 30 anni
allo studio della narcolessia ed è Direttore della
Clinica del sonno di Helsinki e Presidente del
Consorzio NARPANord, spiega che all'inizio i
risultati della sua ricerca erano stati ritenuti
viziati, ma dopo essere stati replicati in altri
paesi nordici, in Francia e nel Regno Unito sono
ormai ritenuti validi e nessuno nega più
l'associazione tra la narcolessia ed il vaccino.
La narcolessia è una malattia autoimmune che fa
addormentare improvvisamente chi ne è affetto, lo fa
entrare in fase di sonno REM e, spesso, provoca una
caduta del tono muscolare.
Il Professor Partinen spiega che diversi studi
nordici erano aperti alla possibilità che il vaccino
Pandemrix causasse una malattia completamente nuova
simile alla narcolessia, ma non è stato trovato
alcun riscontro.
Uno studio comparativo che ha riguardato dei bambini
narcolettici in Italia, dove il Pandemrix non era
utilizzato, ha dimostrato il legame tra il vaccino e
la narcolessia.
L'instaurarsi della patologia indotta dal vaccino
può essere più aggressivo del solito. Secondo il
Prof. Partinen i più colpiti sono stati i bambini,
perchè la narcolessia si sviluppa, normalmente,
nell'infanzia. Gli studi non hanno indicato questa
associazione con altri vaccini contro l'influenza
suina.
I sospetti sul legame tra il vaccino e la
narcolessia sono sorti prima in Finlandia ed i
Svezia e la spiegazione potrebbe essere statistica:
essendo il vaccino più utilizzato nei paesi nordici
anche gli effetti collaterali sono stati più
numerosi. Sempre il Prof. Partinen aggiunge che non
si può nemmeno escludere che il buio inverno nordico
o altri fattori ambientali abbiano avuto un ruolo in
tutto ciò. Sarebbe meglio approfondire.
E' anche vero che ci sono le conferme ottenute in
Francia e nel Regno Unito.
Un'ultima osservazione del Prof. Partinen: le
persone colpite da narcolessia avevano in comune una
specifica variante, chiamata DQB1*0602, del gene
HLA, ed è interessante notare che è la stessa
variante che si trova in altre malattie autoimmuni,
legata ad un maggiore rischio di sviluppare la
sclerosi multipla, anche se per contro protegge dal
diabete di tipo 1.
Per saperne di più
University of Helsinki
(MDN)
|