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Uomo sta a cane come tecnologia sta a uomo? (27/11/2015) |
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I cani domestici hanno capacità ed intraprendenza nell'affrontare i problemi inferiori rispetto ai lupi non addomesticati. L'uomo cioè inibisce la capacità di risolvere i prolemi dei cani con cui vive.
Uno studio condotto da Monique A. R. Udell, del Department of Animal and Rangeland Sciences, Oregon State University, Corvallis, U.S.A., pubblicato su Biology Letters, ha analizzato alcune delle conseguenze generate sui cani dalla presenza dell'uomo. Nel test gli animali dovevano riuscire a prendersi una salsiccia posta in un contenitore chiuso da un coperchio con una corda. Per aprire la scatola, gli animali dovevano tirare la corda tenendo a terra il contenitore, un compito ritenuto facile per animali intelligenti come cani e lupi. Otto lupi su dieci hanno conquistato la loro ricompensa, mentre 19 cani su 20 non sono riusciti a prendersi la salsiccia: solo un cane proveniente da un rifugio è stato in grado di raggiungere la ricompensa. I cani, poi, hanno passato molto più tempo dei lupi a guardare il loro padrone in cerca di aiuto. Sebbene tutti i cani e i lupi fossero in grado di aprire il contenitore, solo questi ultimi erano veramente motivati a farlo. I cani, invece, chiedevano ed aspettavano aiuto. La
dipendenza dall'uomo e la convivenza con questo
hanno portato gli animali a limitare ogni iniziativa
individuale, ed essendo dipendenti dall'uomo per
ogni decisione riguardante al cibo, i propri bisogni
corporali, i rapporti sociali con propri simili e
per la maggior parte delle componenti della vita, i
cani, se cuccioli, non imparano come fare a
provvedere alle proprie necessità, non acquisiscono
le informazioni ed anzi imparano da subito che chi
sa, decide e provvede è sempre l'uomo. E così sia,
seguono la strada maestra. E' esattamente ciò che sta succedendo agli esseri umani con le tecnologie. Intelligenza e comportamento richiedono, negli uomini, un funzionamento ottimale di un grande numero di geni che, a loro volta, richiedono una enorme pressione evolutiva. Una provocatoria tesi ipotizza che si stiano perdendo le capacità intellettuali ed emotive, in sintesi, un lento lungo calo legato al fatto che, in fondo, queste caratteristiche sono sempre meno indispensabili.
L'autore del rapporto pubblicato in Science and
Society su Cell Press journal Trends in Genetics, il
Dr. Gerald Crabtree della Stanford University,
spiega che lo sviluppo delle nostre capacità
intellettuali e l'ottimizzazione di migliaia di geni
legati all'intelligenza è probabilmente avvenuto in
gruppi sparsi, nei quali il linguaggio era ancora
poco o per nulla sviluppato, prima che i nostri
antenati si disperdessero dalla regione africana. Siamo
continuamente sollecitati a lasciare che altri
facciano per noi, mostrandoci quanto è bello non
dovere fare più fatica per imparare, a decidere, a
fare. In fondo, il sommo poeta Dante Alighieri non diceva forse: "Fatti foste per viver come bruti, non per seguire virtute e conoscenza."? Forse. Vedi
anche Per
saperne di più sulla ricerca dei cani Marco Dal Negro |