Si*Sé
L'intervista
Il nome, Si*Sé, è scritto così, con un asterisco in mezzo alle due sillabe. L'asterisco, una piccola stella, è un tatuaggio impresso sul corpo di Carol C., voce ammaliante del gruppo; il nome è un gioco di parole su come si pronuncia, in inglese e in spagnolo, la lettera 'C'. Un assaggio, insomma, di quanto si ascolta nel bellissimo e omonimo album, "Si*Sé", pubblicato dall'etichetta Luaka Bop. Un disco bilingue, si direbbe, con pezzi che rimandano al calore del Caribe così come a raffinatezze
metropolitane.
'Ci sta dunque per Carol
Cardenas, voce, autore dei testi, mente ideatrice di tutti quei tocchi femminili e molto europei che evaporano dalle tredici tracce. Tutto è costruito intorno a lei, parole e suoni sono funzionali alla sua interpretazione. Una vocalità alla
Sade, per una cantante che scrive la sua storia personale nei club di
drum'n'bass e di chill out di New York, dove cantava e faceva la
Dj. Al suo fianco, Cliff Cristofaro - alias U.F.Low - , cresciuto con
l'hip hop e armato di tecnologia e pulsazioni. Colpo di fulmine artistico? Parrebbe di sì.
Carol C: <Chi ci ha fatto conoscere è stato un amico comune, poi nostro manager. Conoscendo Cliff, pensava che si potesse pensare a un progetto insieme. Per molto tempo ci siamo scambiati i demo, studiandoci a vicenda, cercando di capire quali gusti musicali ci accomunavano. Poi una sera, in un club, abbiamo fatto la nostra prima uscita 'ufficiale'. Da quella sera abbiamo cominciato a pensare come gruppo>.
Cliff: <Lavorare con Carol è stato da subito molto entusiasmante. Solitamente lei scrive i testi, io le melodie e poi, con il gruppo, prepariamo gli arrangiamenti. E' un lavoro di équipe, in cui il confronto è continuo. E la musica nasce spesso da circostanze casuali: Carol comincia a canticchiare, a borbottare qualche nota, e per me sono basi su cui sviluppare il sound>.
In questo disco si incontrano diverse tecniche di canto: dai vocalizzi soul alle note lunghe e tenute della tradizione africana..
Carol C: <Deriva dalla mia tradizione familiare. Io sono di origini dominicane, ma mia madre, anche lei cantante, è per metà araba. Sono cresciuta con la cultura dell'opera, ma ho trovato la mia strada imitando le voci delle cantanti che mia madre ascoltava. Lei era specializzata in canto tradizionale, quindi ho assorbito tutto questo.
Come è stato l'incontro con David Byrne?
Carol C. <Meraviglioso. Pubblicare sulla sua etichetta è stato per noi un regalo enorme. In più non ci ha condizionato per nulla nella realizzazione del disco. Ha sempre compreso le nostre ragioni, ci ha dato molti consigli; abbiamo confrontato le idee ma non ci ha mai imposto niente. Ci ha suggerito,per esempio, di ampliare le percussioni, di osare nel mix dei suoni>.
Cliff: <Volevamo fare un cd, ma non per una major. Abbiamo sempre temuto le imposizioni delle discografiche, specie nei confronti delle band emergenti. In realtà non volevamo realizzare un disco che salisse le classifiche, ma trovare un nostro sound, un nostro stile. Io ho sempre suonato hip hop, ma ultimamente cercavo qualcosa che fosse meno aggressivo, più morbido, più variegato>.
Il disco è già uscito in America. New York come l'ha accolto?
Carol C.: <New York è una piazza difficile, anche perché i gusti sono molti come i locali. Questo è un disco che pensiamo possa piacere di più in Europa, si discosta dal mainstream americano>
Cliff : <In America il pubblico non è ancora abituato a un gruppo bilingue, che abbia un tale mix di tradizioni, a parte una ristretta cerchia di appassionati di questo genere. Negli Stati Uniti si ascolta prevalentemente pop, e di quello più commerciale,realizzato su misura per 'boy' o 'girls bands'.
Il vostro sound è frutto di un mix insolito di strumenti, come la viola, suonati dal vivo..
Carol C. : <Abbiamo mixato strumenti che solitamente non suonano insieme. Cercavamo di trovare un punto di incontro tra le nostre tradizioni musicali, compresi i beat tipici
dell'hip hop, il ritmo latino e i tempi lenti dell'elettronica>.
Cliff: <L'idea di inserire la viola è di Carol ed è stata accettata subito con entusiasmo. La chitarra è in ogni gruppo, mentre la viola, suonata da Olivia Martinez e Jeannie
Olivier, riesce a dare effetti insperati e
delicatissimi>.
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