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Musica per i golosi

a cura di Francesca Mineo

 

 

 


Rokia Traoré

L'intervista

 

Leggerissima, minuta nel suo vestito a più veli che lasciano trasparire il fisico atletico. Entra in scena Rokia Traorè, giovane cantautrice del Mali. Accompagnata dai suoi fedelissimi musicisti, che la seguono dagli esordi, Rokia intona le canzoni del nuovo album ‘Bowmboi’ (Label Bleu), melodiche e struggenti come sanno esserlo le canzoni della tradizione maliana.

Chitarra, piedi e mani nude, strumenti originali del Mali tra cui il balafon (una sorta di xilofono le cui casse sono frutti privati dei semi), due ‘ngoni (piccole chitarre a una corda) e un festival di percussioni per produrre i suoni più inspiegabilmente ‘tecnologici’ e ritmici. E’ questo l’ennesimo lavoro discografico di Rokia Traorè: parte intimista, per attrarre con dolcezza, per poi scatenarsi in danze e ritmi.

Ma la novità di ‘Bowmboi’ è la voce della stessa Traorè che dimostra, rispetto ai primi album, una forza e una energia maggiore. 
“Ho lavorato molto sulla voce in questi anni, del resto è il mio strumento di lavoro e di comunicazione – spiega la musicista maliana – Ho imparato meglio la tecnica, anche se attraverso il disco il mio obiettivo è quello di trasmettere emozioni”.

Quali sono i punti in comune tra i Kronos Quartet, che appaiono in ‘Bowmboi’, e la sua musica?
Con i Kronos Quartet c’è stata una intesa perfetta e la collaborazione è stata puramente artistica. Da tempo volevo poter trovare un’occasione per lavorare insieme. Mi piace molto la loro musica, così che li ho contattati e ci siamo scambiati reciprocamente la discografia. Anche in questo caso la collaborazione è stata produttiva e si è svolta in un modo molto naturale. Ero più preoccupata quando lavoravo ai primi dischi, perché temevo che la mia musica non piacesse. In realtà per questo disco mi sono sentita molto più libera e tutto è venuto naturalmente.

Nell’album si parla molto della dignità e dell’indipendenza delle donne: che cosa è cambiato, in questi ultimi anni, nel suo paese?
Io sono la prova vivente del fatto che la situazione sta migliorando, anche se in Mali esistono ancora i matrimoni combinati e molte donne non hanno possibilità di scegliere il proprio futuro. Tuttavia la situazione è in evoluzione e spero che il progredire dell’istruzione possa essere di aiuto.

Dedica alcune canzoni anche ai bambini...
La condizione dell’infanzia mi è sempre stata a cuore. Abito a Amiens, non lontano da Parigi, e ogni volta che torno a casa, in Mali, mi rendo conto di non essere più abituata a vedere certe realtà: bambini soli, per strada, fino a notte fonda. Mi domando dove siano le loro famiglie e penso che se loro sono in strada forse sono proprio le famiglie ad avere bisogno di aiuto. E’ un bene che esistano associazioni per i diritti dell’infanzia, ma mi domando se è sufficiente. Mio padre era a New York in rappresentanza del Mali alle Nazioni Unite quando è stata firmata la Dichiarazione dei diritti del fanciullo: eppure credo che ci sia ancora moltissimo da fare.

I suoi dischi si aprono all’Occidente ma lei è molto legata al suo paese: la sua musica in qualche modo ha seguito un’evoluzione?
Io compongo e canto la musica che mi rappresenta in quel momento, e probabilmente, a livello inconsapevole, viaggiare, andare in tournée e incontrare diverse culture ha influenzato il mio modo di scrivere le canzoni. D’altra parte il mio stile è fatto proprio di molta tradizione ma letta in un modo che si apre anche a un ascoltatore occidentale.

Durante i suoi concerti lei lascia trasparire la sua attenzione per i temi sociali: è un messaggio di distinzione rispetto ad altri artisti che sposano cause in modo saltuario?
Penso semplicemente che non possiamo fare a meno degli altri, anche io non potrei fare la musicista se non avessi delle persone che comprano i dischi e vengono ai miei concerti. Noi non siamo niente senza gli altri, che sono uno specchio in cui possiamo vederci e comprenderci. In senso più ampio, mi domando sempre quando l’Africa potrà essere davvero libera e indipendente, quando la sua povertà non dovrà servire a qualcuno.

Le sue canzoni sono ricche di simbolismi e lei spesso parla della figura del ‘sole’..
Nelle mie canzoni si percepisce che la mia cultura è ricca di fiabe e di racconti tramandati oralmente. Il sole è simbolo della vita, per noi e per la natura che ci circonda. Il nostro sole, di cui canto, ha un momento per il sorgere e per tramontare. Ma sarà a quel punto che un altro sole si leva per l’eternità.

 

 

 


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